«Cermis, una tragedia senza giustizia» 

Cavalese, il sindaco Welponer rivolto ai familiari delle 62 vittime: «Non semplici errori umani, ma precise complicità»


di Luciano Chinetti


CAVALESE. Ventesimo anniversario della tragedia del Cermis ieri mattina a Cavalese. Un momento celebrativo ancora molto sentito e partecipato che per volontà del Comune e della parrocchia di Santa Maria Assunta è stato accomunato al ricordo del primo disastro funiviario del 9 marzo 1976 in cui persero la vita ben 42 sciatori. La cerimonia è iniziata con la messa alle 10 nel Santuario della chiesa dell’Addolorata concelebrata dal decano don Albino insieme al priore del convento dei Francescani padre Romeo e a don Celestino Tomasi. «C’è ancora tanto dolore e tanta sofferenza nella vostra mente e nei vostri cuori qui oggi in questo Santuario”. Sono le prime parole pronunciate dal decano don Albino nel corso dell’omelia rivolta ai familiari delle vittime. «Queste terribili ferite, che hanno fatto soffrire numerose famiglie, presenti qui oggi - ha aggiunto- non sono completamente rimarginate ed è proprio per questo che ci rivolgiamo ora al Signore, padrone della vita, perché dia a tutti voi la forza di continuare a vivere». Poi nel cimitero nuovo, davanti alle due stele che ricordano le 62 vittime del Cermis, c’è stata la messa commemorativa alla quale hanno preso parte numerose autorità, guidate dal Console degli Stati Uniti d’America Charles Hamilton e da quello della Polonia Bartosz Skwarczinski, affiancato dal console onorario Walter Cappelletto.

La Provincia era rappresentata dall’assessore Mauro Gilmozzi e dal consigliere De Godenz, mentre per le funivie del Cermis c’era lo stesso presidente Giulio Misconel e il direttore e vicesindaco Silvano Seber. «Il 3 febbraio 1998 e il 9 marzo 1976 sono due date che hanno ancora un sapore amaro, non solo per i parenti delle vittime, colpiti negli affetti più cari, ma per tutta la nostra collettività - ha scandito ieri il sindaco Silvano Welponer davanti ai familiari delle vittime -. Oggi vogliamo ricordare tutte le 62 vittime innocenti del Cermis. Lo vogliamo fare con forza e rinnovata determinazione, perché è necessario dare una risposta a chi interroga la propria coscienza e ancora non trova né giustificazione, né giustizia. Lo vogliamo dire perché questi fatti non sono tali da negare l’esistenza di precise responsabilità. Non si è trattato di semplici errori umani o di imprevista fatalità - ha sottolineato ancora Welponer - ma causate da precise responsabilità individuali e complicità per la mancanza di rispetto per la vita umana. Ancora lo vogliamo per onorare il ricordo delle vittime, uomini, donne, bambini innocenti strappate alla vita e periti per cause che potevano essere evitate».













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