Dipendenza dal web: sono più a rischio gli adolescenti e i quarantenni
Sono 99, in Italia, i centri di aiuto a disposizione di chi ha bisogno. 3500 gli utenti presi in carico: col Covid sono aumentati i casi
ROMA. Internet è diventato parte integrante delle nostre vite. L'uso di strumenti connessi al web è cresciuto negli ultimi anni, anche a causa delle restrizioni legate alla pandemia di Covid-19. E' aumentata, allo stesso tempo, l'attenzione degli esperti sul rischio di dipendenza dal web e ora dal Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell'Istituto superiore di sanità (Iss) arriva la prima mappa delle strutture socio-sanitarie che si occupano dei disturbi legati all'uso di internet.
"Offrire agli utenti un aiuto per identificare subito il servizio più idoneo può favorire un più facile accesso alla presa in carico e al trattamento di questa dipendenza e prevenire così la cronicizzazione del disagio", commenta Roberta Pacifici, direttrice del Centro Nazionale Dipendenze e Doping.
La mappatura, realizzata nell'ambito del progetto "Rete senza fili: tante connessioni possibili" del CCM, ha censito 99 Centri di aiuto per le dipendenze al mese di dicembre 2021, per un totale di 3.500 utenti presi in carico per disturbi legati all'uso di internet.
Le fasce di età più a rischio sono quella 15-17 anni e quella 36-45 anni.
Il problema, tuttavia, potrebbe essere molto più ampio, perché "i Servizi per le Dipendenze territoriali (i Serd) in Italia sono circa 650", spiega Adele Minutillo, responsabile scientifico, per l'Iss, del progetto "Rete senza fili. Salute e Internet Addiction Disorder".
Per Minutillo è comunque ancora presto per comprendere quale sarà l'impatto del Covid sulla dipendenze da internet.
Dei 99 centri attualmente identificati sulla mappa, 83 sono afferenti al Servizio sanitario nazionale (come quelli in Trentino) e 16 al privato sociale.
Per quel che concerne l'attività dei centri, l'intervento maggiormente proposto è il sostegno psicologico al paziente (93%), seguito dalla psicoterapia individuale (91%).
Le risorse territoriali si avvalgono di diverse figure professionali che offrono trattamenti integrati. Sono soprattutto psicoterapeuti (29%), assistenti sociali ed educatori professionali (entrambi al 16%), medici specialisti in psichiatria o neuropsichiatria (15%).