agricoltura

Campagne, cala l’uso di fitofarmaci in Trentino: da 52 a 30 chili per ettaro

Il rapporto Apot: aumentano la superficie a biologico e l’impianto di varietà di melo resistenti



TRENTO. Nel corso del 2021, l'impiego di fitofarmaci nel settore ortofrutticolo del Trentino è diminuito, passando da quasi 52 chilogrammi per ettaro del 2020 a poco più di 30 chilogrammi. Il valore di rischio associato all'impiego di fitofarmaci è calato di oltre il 43% in sei anni grazie alle scelte tecniche introdotte da Apot con il centro di trasferimento tecnologico della Fondazione Edmund Mach.

Il dato emerge dal rapporto periodico sullo stato della frutticoltura trentina dell'Associazione produttori ortofrutticoli trentini (Apot). Nel rapporto si riporta anche il monitoraggio del livello di biodiversità dei terreni coltivati a frutteto, che confermano un profilo molto positivo di vita nel suolo, con un punteggio di 136,64 dell'indice Qbs (Qualità biologica del suolo) rispetto al massimo di 160.

Nel 2021 è proseguito il programma di ampliamento delle superfici coltivate a biologico, che al 2021 arrivano a 483 ettari per le organizzazioni dei produttori del sistema Apot, così come prosegue l'impianto di varietà di melo resistenti ad alcune delle patologie del melo, con 131 ettari al 2021. I dati sull'attività di controllo periodica riportano un tasso di conformità del 95,2% sugli 877 controlli documentali, del 99,6% sulle 242 analisi residuali estive eseguite su frutticini e foglie e del 100% sulle 602 residuali autunnali eseguite su 23 varietà.

"Siamo particolarmente soddisfatti dell'andamento del progetto di sostenibilità adottato dai frutticoltori trentini. Tutti gli indicatori ci confermano che stiamo camminando sulla giusta strada, con un coinvolgimento sempre più ampio di enti e soggetti che vedono nella sostenibilità un obiettivo preciso", ha detto il direttore di Apot Alessandro Dalpiaz













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