Benko ora è indagato in quattro paesi. Finora solo l'Italia ha chiesto l'arresto
L’avvocato del magnante austriaco respinge le accuse ma ribadisce la massima collaborazione
BOLZANO. Con la mega-inchiesta della Procura di Trento si allargano i guai giudiziari per il magnante austriaco Renè Benko, iniziati con il crac miliardario del suo gruppo Signa. Nel paese di origine del 47enne sono in corso diversi procedimenti con vari filoni.
L'ultimo riguarda il presunto "utilizzo a scopi personali" di oltre un milione di euro di fondi Covid per il suo albergo di lusso Chalet N a Lech am Arlberg, così gli inquirenti austriaci secondo il quotidiano Der Standard. La Procura anti-corruzione di Vienna (Wksta) sta invece facendo luce sul ruolo nel mega-crac del suo impero Signa. In Germania, invece, si sono attivate già la scorsa primavera le Procure di Berlino e Monaco, tra l'altro per l'insolvenza del famoso e storico centro commerciale KaDeWe. Gli investigatori nel Liechtenstein stanno analizzando la rete di fondazioni del gruppo del tycoon e l'eventuale riciclaggio di denaro.
L'arresto di Benko finora è stato chiesto solo dall'Italia, su iniziativa della Procura di Trento per una serie di operazioni immobiliari nel nord Italia. L'avvocato di Benko, Norbert Wess, ha ribadito in merito la massima collaborazione del suo mandante con tutte le autorità, respingendo comunque le accuse.