Barese, 59 anni: ecco chi è Saverio Tateo, primario da dieci anni a Ginecologia
IL RITRATTO: originario di Bari, 59 anni, l'arrivo a Trento nel 2010. Diceva: “Ho trovato un reparto con un’alta capacità di dialogo”
TRENTO. “Ho trovato un'equipe medica molto preparata, un reparto con una grande capacità di dialogo e un alto livello di condivisione delle cose da fare. Quindi c'è una capacità di accettare cambiamenti, cosa non facile se l'ambiente è rigido”. Così parlava Saverio Tateo nell’estate 2011, esattamente dieci anni fa, nove mesi dopo il suo arrivo all’ospedale S.Chiara, chiamato a dirigere il reparto di Ostetricia e Ginecologia.
Tateo, 59 anni, originario di Bari e milanese d'adozione, arrivava a Trento da Sondrio, è finito nella bufera per il caso di Sara Pedri, la giovane ginecologa di Forlì scomparsa il 4 marzo, il giorno dopo essersi dimessa dal suo incarico nel reparto di Tateo.
Alla famiglia Sara aveva confessato una profonda sofferenza e disagio sul lavoro. Disagio che ora è emerso anche dalle testimonianze di altri lavoratori del reparto e che ha portato la commissione interna istituita dall’Azienda sanitaria a decidere il trasferimento di Tateo ad un’altra unità. Nel frattempo si è dimesso il direttore dell’Azienda Pier Paolo Benetollo.
Tateo si è laureato in Medicina e Chirurgia e Diploma di Specializzazione con pieni voti lode nel 1987 a Pavia, con indirizzo/specializzazione in Ginecologia e Ostetricia. Prima di lavorare a Trento è stato dirigente medico presso Azienda Ospedaliera della Valtellina e della Valchiavenna - con attività di Direttore Struttura Complessa di Ginecologia e Ostetricia dell'Ospedale di Sondrio, e prima ancora alla Fondazione Policlinico San Matteo di Pavia, Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico con attività di Responsabile del Reparto di Ginecologiae e del Servizio di Ginecologia Oncologica.
Nell’intervista al Trentino, a pochi mesi dal suo arrivo al S.Chiara, Tateo parlava della ristrutturazione del reparto: “Recuperando parte degli spazi di ginecologia, è stato possibile migliorare il comfort delle pazienti, ricavando stanze al massimo di 4 letti, ma molte di 3 e 2. In questo modo le mamme possono avere vicino il neonato, consentendo l'attaccamento precoce del bambino al seno, per un contatto pelle a pelle”.
Su 15 medici in reparto, 13 ai tempi erano donne. “Mi trovo molto bene – spiegava il primario – le nostre colleghe sono allo stesso livello degli uomini e mettono un grande impegno in questo lavoro. In ambito chirurgico, poi, le potenzialità delle donne sono pari agli uomini”.
Ma evidententemente qualcosa in questi anni nel reparto si è rotto. La commissione interna ha ascoltato più di 110 persone e nelle sue conclusioni parla di “fatti oggettivi” e di “una situazione di reparto critica” che rende necessario il trasferimento immediato del primario e di un altro dirigente medico dell’Unità di Ginecologia.