Case di riposo al limite in arrivo infermieri dall’Azienda sanitaria
Le richieste di aiuto. A Villa Regina ne arrivano in totale dieci, alla Fondazione di Arco sono 2 Altri 7 decessi fra Dro, Villa Regina, Ledro e l’ospedale di Arco. Aumentano anche i contagiati Il sindaco Betta rilancia l’idea del comune unico: decisioni più rapide ma soprattutto omogenee
Arco. A lungo andare le prime contraddizioni vengono allo scoperto: tipo la necessità da parte del Comune di Nago-Torbole di consentire ai suoi cittadini di spingersi qualche metro oltre confine per poter andare a fare la spesa alla Lidl. Per non parlare di tutti quegli altri supermercati distribuiti lungo la direttrice che collega Riva ad Arco frequentati prima dello scoppio dell’epidemia da tutti i consumatori altogardesani, che invece oggi devono riservare le loro mercanzie ai soli residenti. Questione di qualche decina di metri in qua o in là e il rischio di vedersi appioppare una multa salatissima dagli agenti in servizio di controllo si fa più che concreto.
Maggiore coordinamento
«Una vera assurdità – ha commentato il sindaco di Arco Alessandro Betta – visto che i limiti amministrativi dei nostri comuni sono stati superati dallo sviluppo della storia della nostra comunità. Una situazione del genere non si sarebbe verificata se avessimo avuto il coraggio di dar vita ad un comune unico prima dell’esplosione dell’emergenza». E non si tratta solo di carrelli della spesa da mantenere all’interno dei propri confini: l’unificazione delle amministrazioni in circostanze emergenziali come questa avrebbe potuto garantire decisioni più rapide ma soprattutto omogenee, senza dare adito a contestazioni da parte dei cittadini perché da una parte si chiudeva la stessa ciclabile che dall’altra rimaneva invece aperta. «È indubbio che in questi momenti noi amministratori siamo fra incudine e martello, particolarmente assorbiti da necessità contingenti che riguardano le comunità di cui ciascuno è responsabile. Non sempre rimangono le energie e la lucidità necessarie per gestire un confronto costante e proficuo fra tutti i primi cittadini. E invece proprio in circostanze come questa servirebbe un maggiore coordinamento, quello che potremmo avere se i comuni altogardesani, come ho sempre sostenuto, avessero abbandonato le singole manie di protagonismo e avessero acconsentito a dar vita ad un grande comune unitario. Oggi Trento e Rovereto riescono a dare risposte univoche, senza doversi incagliare in contraddizioni come quella del supermercato torbolano/arcense della Lidl». Per non parlare dell’attenzione richiesta agli operatori delle forze dell’ordine, chiamati a controllare e verificare i movimenti dei cittadini sui singoli territori comunali: le norme emanate dalla Provincia sono d’altronde molto chiare e non possono contemplare situazioni eccezionali come sembra essere quella che si sta vivendo in “busa” in questi giorni tormentati.
I dispositivi di protezione
«Esemplare – ha aggiunto Betta – ritengo possa essere considerata la questione delle mascherine: grazie a canali particolari noi siamo riusciti a farcene arrivare un considerevole quantitativo che abbiamo destinato logicamente alle strutture presenti sul nostro territorio. Avessimo avuto a che fare con un comune unico, avremmo potuto studiare una distribuzione più equa». Anche questo è uno di quegli elementi su cui sarà opportuno provare a ragionare, una volta che l’epidemia sarà stata debellata. Quando cioè tutto riprenderà come prima, ma sarà difficile far finta che non sia successo niente.
Amsa investe 20 mila euro
A proposito di mascherine, è da registrare la notizia che ieri Amsa, la municipalizzata arcense, ha ufficializzato al sindaco Alessandro Betta e al suo vice Stefano Bresciani, fautore dell’iniziativa, la volontà di investire 20mila euro del suo capitale sociale per l’acquisto di mascherine da mettere a disposizione delle strutture sanitarie del territorio. Come ha infatti precisato il presidente Renato Veronesi, la società si è resa disponibile ad accogliere la richiesta avanzata dall’amministrazione «dal momento che rientra nelle finalità di sostegno al territorio» previste dallo statuto.
La situazione
È sempre drammatica la situazione all’interno delle case di riposo di Arco, Dro, Ledro e Riva. Malattie del personale e operatori in quarantena, «in alcuni casi anche del 50%», ha spiegato il direttore generale Paolo Bordon, garantire il regolare servizio sta diventando impresa titanica. E costringe chi resta al lavoro a turni massacranti. Il presidente della Fondazione Comunità di Arco, Paolo Mattei, dopo vari appelli a infermieri e Oss in pensione, ha deciso di acquistare uno spazio pubblicitario. A tamponare la situazione critica, nel frattempo, si muove l’Azienda sanitaria provinciale. Oggi ad Arco sono attesi due infermieri da Trento. Altre dieci unità sono state inviate – ha spiegato sempre il direttore generale Bordon – all’interno della casa di cura Villa Regina, alle prese con oltre 120 contagi e un numero importante di personale assente per malattia.
I numeri
Quanto al mero computo dei decessi, si sono registrati due decessi all’interno della casa di riposo di Dro, 2 all’interno di Villa regina, uno nella Rsa di Ledro e due all’ospedale di Arco.
Aumentano anche i contagi: Arco ha avuto 11 casi in più (182 totali), Dro un caso (45), Ledro 7 (115), Nago 1 (6), Riva 9 (63), Tenno uno (8), Drena due (5).