Giovani agricoltori

Andrea Nardin, a Salorno l’amore per il vino è una tradizione di famiglia

Ventinove anni, ha seguito le orme di papà Silvio. Ha lavorato per Pojer e Sandri e Foradori, e ora ha la sua attività: e le sue prime 7500 bottiglie


Carlo Bridi


TRENTO. Sforiamo fuori provincia questa volta eccezionalmente in quanto la storia che raccontiamo è quella di un giovane di Salorno, ma che ha fatto tutta la sua formazione sia teorica che pratica in Trentino.

Alla Fondazione Mach di San Michele all’Adige ha frequentato per 4 anni la scuola professionale, poi ha fatto uno stage alla Pojer e Sandri, che dopo averlo conosciuto lo ha voluto come collaboratore per 4 anni. Quindi un’altra bella esperienza con la Cantina Foradori di Mezzolombardo per 6 anni.

Parliamo di Andrea Nardin, che ora ha 29 anni e che all’inizio del 2019 è rientrato a tempo pieno nell’azienda viticola di famiglia con il ruolo di titolare in quanto il papà Silvio è andato in pensione. Ma Andrea da subito ha voluto mettere a frutto le bellissime esperienze fatte in queste due aziende leader della viticoltura non solo trentina ma nazionale costituendo assieme ad un amico che è diventato socio una società che si è posta come obiettivo quello di aprire una cantina nella quale cominciare ad incantinare ed imbottigliare parte del vino prodotto nelle rispettive aziende.

Così dalle uve messe in cantina nel 2019 ha ottenuto le prime 7500 bottiglie che nonostante il lockdown sono riusciti pur con difficoltà a vendere. Lavorando presso queste due aziende afferma, “ho imparato l’arte molto bene, in quanto avevo a che fare con imprenditori di primo livello che mi hanno aperto la visione e mi hanno permesso di vedere i problemi in un’altra ottica”.

I tipi di vino che hanno imbottigliato sono tutte di alta qualità in quanto provengono dalle uve Lagrain, Pinot Grigio e Chardonnay.

La sua collaborazione con l’azienda Foradori non si è del tutto chiusa per certe attività dò ancora una mano, precisa Nardin.

L’azienda nella quale sono entrato come titolare nel 2019, ha una superficie di 5 ettari, parte è collocata in Valle dell’Adige parte in collina. Ma ho preso in affitto anche altri vigneti, precisa Andrea. 

Alla domanda del perché la scelta scontata la risposta: per passione, sicuramente ha inciso l’esempio della mia famiglia, una famiglia di viticoltori. "Per la verità, precisa Nardin, la passione c’è sempre stata ma sicuramente con il proseguo degli anni è cresciuta man mano che cresceva la preparazione professionale ed imprenditoriale. Certo, importante è stata e lo sono ancora i consigli di papà Silvio che nei momenti in cui c’è bisogno è sempre presente”.

Fra i progetti futuri c’è quello di ampliare la coltivazione a nuove varietà come il Muller Thurgau e il Pinot Nero. Ma c’è anche un sogno nel cassetto, che è qualcosa più di un sogno, riuscire a trovare il giusto equilibrio fra le esigenze della vite in termini di difesa e la sostenibilità che deve però essere completa: ambientale, sociale ed economica. “Ma anche quello partendo dalla nostra piccola cantina di riuscire a farmi un nome di prestigio visto che siamo in una zona particolarmente vocata alla viticoltura di qualità”.

Alla classica domanda se è pentito della scelta di lasciare il posto fisso per l’agricoltura, è netta la risposta: “Assolutamente no! Anzi, tutti i miei passaggi da quello formativo all’Istituto Agrario di San Michele, al lavoro presso le due aziende, per arrivare a entrare in azienda come titolare, sono state tutte pianificate e volute e sono molto contento di averle fatte”, afferma Andrea. “Devo dire che l’ultima scelta mi sta dando molte soddisfazioni”.

E il rapporto con l’ambiente? “La nostra attività punta ad impattare l’ambiente il meno possibile con la difesa della vite facendo solo i trattamenti veramente indispensabili e sostituendo la chimica con la meccanica là dove ciò è possibile. Ho pensato più volte anche alla trasformazione dell’azienda in biologica, ma ci sono delle controindicazioni che mi fanno riflettere molto in quanto per la lotta alla peronospora esiste solo il rame e nelle annate problematiche la quantità di rame usato è molta al punto che essendo il rame un metallo pesante, abbiamo problemi di residui nel terreno. Penso che ci penserò solo quando troveranno altri prodotti alternativi al rame, peraltro in sperimentazione ma non ancora sufficientemente validi”.

In passato Andrea era impegnato anche nel sociale ma ora non c’è più tempo fra azienda, cantina e la collaborazione con Foradori. Qualche spicchio di tempo riesce a ritagliarselo per gli hobby, il ciclismo l’estate e lo scialpinismo l’inverno.













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