Palazzo Riccamboni, altra tegola
Il caso a Riva. Il Comune ha dato il via libera al cantiere per l’agognata ristrutturazione, ma dopo poche ore è arrivato un altro colpo di scena L’intervento potrebbe non partire. La proprietà: «L’autorizzazione prevede prescrizioni tali da rendere praticamente impossibili i lavori»
Riva. Il Comune di Riva, dando il via libera al transito in deroga ai mezzi pesanti e all’occupazione di suolo pubblico, ha autorizzato l’avvio del cantiere per l’agognata ristrutturazione di Palazzo Riccamboni, l’edificio di via Florida che da anni rappresenta una ferita estetica e strutturale per il centro di Riva e che è stato oggetto dell’ormai nota contesa legale tra Comune (sconfitto) e Fondazione don Pacifico Riccamboni. L’ordinanza è stata pubblicata ieri e vale dal 30 ottobre, ma subito è arrivato un nuovo colpo di scena: l’intervento potrebbe non partire.
«L’autorizzazione – dice infatti in rappresentanza della proprietà Diego Uber – prevede prescrizioni tali da rendere praticamente impossibile eseguire i lavori (riduzione sia degli spazi di cantiere, che dei tempi di occupazione concessi), oltre a non essere stata finora notificata né alla proprietà né all’impresa richiedente (la Edilsartori di Mori, ndr)». Uber ricostruisce le ultime tappe dell’accidentato rapporto con l’amministrazione rivana: «A settembre i tecnici della Fondazione hanno concordato con il servizio viabilità mobilità e reti del Comune il contenuto della domanda di occupazione suolo pubblico da presentare, inclusa la larghezza minima necessaria della careggiata (definita dal Comune in 3 metri); il 15/09 è stata presentata la richiesta di occupazione suolo pubblico, come concordata con il Comune. Gli uffici comunali erano perfettamente a conoscenza del fatto che l’inizio dei lavori era previsto per il 5 ottobre (e per questo si era preventivamente concordato il tutto), ma sono arrivate, a partire dall’1 ottobre (cioè 15 giorni dopo il deposito della richiesta) e a più riprese (fino all’8), richieste di modifica delle piantine allegate. Ci sono voluti quasi due mesi per ottenere questa autorizzazione, quando il procedimento amministrativo prevede 30 giorni». Venendo al merito, Uber spiega che «la richiesta presentata dalla Fondazione prevedeva (senza soffermarsi sugli spazi autorizzati per il cantiere che sono stati ridotti senza tener conto delle dimensioni dei mezzi di cantiere necessari, gru e camion per lo smaltimento dei residui di cantiere) un periodo di occupazione di 8 mesi (dal 5 ottobre 2020 al 31 maggio 2021): l’autorizzazione riduce in partenza di 30 giorni il periodo delle lavorazioni di cantiere previste, essendo stata rilasciata il 30 ottobre, riduce ulteriormente il periodo per necessità di richiedere ulteriore autorizzazione per montaggio gru (per la quale ora il funzionario comunale ha chiesto “congruo” anticipo, quantificato in almeno altri 10 giorni), riduce il termine dal 31 maggio al 25 marzo, impone sospensione dei lavori per 20 giorni tra Natale e Pasqua e impone divieto di transito dei mezzi i cantiere il 2° e 4° mercoledì di ogni mese. Di fatto, i tempi per l’esecuzione dei lavori stabiliti nel provvedimento del sindaco passano da 8 mesi (richiesti) a 4 mesi (effettivi concessi). A queste condizioni, risulta praticamente impossibile per chiunque eseguire e terminare i lavori necessari per il restauro conservativo, che devono necessariamente coinvolgere durante l’esecuzione anche la Soprintendenza. Prendiamo atto, nostro malgrado e ancora una volta, che il Comune di Riva – conclude il referente della proprietà – evidentemente non vuole il restauro di Palazzo Riccamboni e preferisce garantire la fruibilità in perpetuo del centro storico della città in queste condizioni».