«La ciclabile in galleria è ridicola» 

Inizia il dibattito sulla parte trentina della ciclovia del Garda. Il rivano Scoz: «A sbalzo o bus navetta»



RIVA. Il dibattito è cominciato. L’inaugurazione della nuova ciclabile di Limone ha fatto ingolosire gli appassionati delle due ruote a pedali, che già si sono fiondati sulla passerella a sbalzo a provare la novità e che adesso sperano di veder realizzata, al più presto, anche la tratta fra Limone e Riva. La palla, dunque, passa ai trentini e in particolare alla Provincia che deve progettare la parte di propria competenza (nelle prossime settimane l’assessore Gilmozzi verrà a Riva a presentare le prime idee). Pare assodato che il tracciato trentino si differenzierà in maniera sostanziale da quello bresciano: niente passerella a sbalzo ma sedime ricavato all’interno delle vecchie gallerie, almeno per quanto possibile. Un’idea che non trova tutti d’accordo e che sta cominciando ad alimentare il dibattito.

Il primo a prendere parola è il rivano Gianni Scoz: «Realizzare in galleria il tratto da Riva al confine sarebbe forse giustificabile da un punto di vista finanziario ma non per fare le cose “diverse e meglio”. Sarebbe un aborto di ciclabile che ci renderebbe ridicoli e, per evitare una brutta figura, suggerisco in alternativa di lasciare le cose come stanno e organizzare un servizio di navetta per portare turisti e ciclisti fino al confine dove poi proseguire e godere le bellezze del lago dalla stupenda e spettacolare ciclabile di Limone». Grande conoscitore del lago e del suo ambiente, Scoz ci tiene ad esprimere il proprio giudizio sulla ciclabile di Limone appena inaugurata: «La trovo meravigliosa, una vera e propria opera d’arte di alta ingegneria che non deturpa per niente il paesaggio e apre scorci stupendi sul Garda. Naturalmente si possono avere opinioni diverse, quello che non si dovrebbe fare è argomentare il dissenso con “fake news” perché falso è dire che la realizzazione della ciclabile da Limone al confine ha causato un intenso disboscamento o che ha delle strettoie pericolose, definirla una ferita inferta al paesaggio e tirarne in ballo la pericolosità. Sono sul lago con la mia barca almeno una volta alla settimana, estate e inverno, e l’ho vista realizzarsi, rammaricandomi per la scarsa lungimiranza delle autorità trentine che non hanno saputo valutarne l’impatto turistico e mediatico e non hanno realizzato la tratta trentina in parallelo, passo dopo passo; la larghezza della passerella è uniforme e senza strettoie, e posso assicurare che non c’è stato nessun disboscamento perché le reti di protezione sono state poste, come è prassi, sui tratti di roccia esposti e non dove alberi e cespugli agiscono da barriera naturale alla caduta sassi. Anche la questione della pericolosità è opinabile perché tutte le attività hanno un tasso di pericolosità e gli ambientalisti sarebbero più credibili nel richiedere l’obbligatorietà del casco, già sempre utilizzato dai ciclisti, se l’avessero fatto anche per tutti i frequentatori della Ponale che è almeno altrettanto pericolosa e soggetta a caduta sassi. Visto dal lago il tratto di costa da Riva al Pier non ha niente di spettacolare e la montagna a picco sul lago, già martoriata dai finestroni di aerazione delle gallerie, da muretti di sostegno statale e Ponale e da tettoie in cemento paramassi, non sarebbe di certo deturpata da una passerella a sbalzo sul lago che non avrebbe nessun impatto negativo su territorio e paesaggio».













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