l'iniziativa

Alba Chiara, i genitori a scuola: «Ragazzi, imparate il rispetto» 

Alle «Einaudi» di Bolzano. All’auditorium l’incontro degli studenti con la famiglia della giovane assassinata nel 2017 a Tenno. Massimo Baroni: «Bisogna accettare i no». Loredana Magnoni: «Il dolore è privato, ma il femminicidio è un fatto sociale»



BOLZANO. «Sono duemilaseicentosettantacinque giorni che non abbraccio mia figlia. Non è semplice alzarsi la mattina. Ci hanno detto che i panni sporchi vanno lavati in casa: sì, il dolore è un fatto privato, ma il femminicidio è un fatto sociale, e non possiamo nascondere la testa sotto la sabbia o voltarci dall’altra parte». La morte di Alba Chiara Baroni, lo strazio che si trascina lento e feroce di giorno in giorno, la forza di provare a cambiare le cose. Sta tutto in queste parole pronunciate da Loredana Magnoni insieme a Massimo Baroni davanti alla platea di studentesse e studenti della scuola professionale Einaudi, che quest’anno per dire «no» alla violenza maschile ha organizzato il concorso fotografico #iocimettolafaccia con parte grafica a cura della professoressa Maria Luisa Eccher («Un modo per stimolare la partecipazione attiva, con docenti e collaboratori che per primi ci hanno “messo la faccia” con oltre 40 ritratti», spiega il dirigente Franco Ramaroli) da affiancare alla giornata di dibattito con monologhi ispirati a «Ferite a morte», una piéce teatrale, tanta musica.

L’evento alla scuola Einaudi

Alba Chiara Baroni è stata uccisa il 31 luglio 2017, a Tenno. Il suo assassino era «il più bravo ragazzo del paese». Di lui si diceva così. Invece. «Sono nato nel 1971. Mi dicevano: piangono le femmine, tu devi essere sempre performante, non puoi avere cadute. Invece dobbiamo accettare i no, i fallimenti», ammonisce Massimo Baroni. Dal riconoscimento della violenza come problema maschile comincia il viaggio di Alba Chiara Aps, l’associazione fondata dai genitori di Alba Chiara Baroni con il sostegno della sociologa Emanuela Skulina. E poi il festival diffuso Eutropia, grazie a una rete di associazioni, e una lunga serie di eventi. Qual è l’accoglienza dei ragazzi? Baroni: «Noi non diamo risposte. Facciamo nascere dubbi, in modo che le persone si interroghino sulle relazioni. L’obiettivo è che escano con nuove domande».

I coniugi Baroni evocano quando il 14 agosto del 2023 hanno saputo della morte di Celine Frei Matzohl. Aveva 22 anni, come la loro figlia. Massimo Baroni mette a fuoco le proprie difficoltà di uomo. «Dopo i laboratori dell’associazione – dice – mi trovo in difficoltà a relazionarmi con altri uomini, perché sento la mancanza di una educazione sentimentale. Se nel 40% dei casi la violenza avviene in famiglia, deve essere la scuola a formare i ragazzi». Quindi: «Siete voi che dovete amarvi e bastarvi. Se poi conoscerete una persona che vi piace e che vi fa stare bene, provateci. Ma il “vissero sempre felici e contenti” delle favole è la più grande bugia del secolo. Bisogna imparare ad accettare la fine di una storia».

Dal palco la professoressa Caterina Pifano annuncia il brano di Mia Martini «Gli uomini non cambiano», e a studenti e studentesse chiede se davvero non possano cambiare, se non ci si possa almeno provare. Cantano Johanna Bautista Galba, Maria Elisa Cardia e Alba Chiara Puca. Infine, la premiazione del concorso fotografico #iocimettolafaccia, che la scuola Einaudi vorrebbe portare a livello interscolastico l’anno prossimo: vincitrici, Emma Caffini, Sofia De Rosa e Giulia Bernardi.

Iniziative di sensibilizzazione

Fino al primo dicembre, al secondo piano del Twenty davanti al bar Loacker è stato montato il pannello del Comune «Talk less, do more» dove gli uomini potranno farsi un selfie che, insieme a tante altre foto, andrà a comporre un manifesto contro la violenza di genere. La foto va inviata all’indirizzo e-mail: talklessdomore@comune.bolzano.it

Lo Zonta Club Bolzano prosegue le proprie azioni visibili contro la violenza di genere, quest’anno per la prima volta con Alperia. La Torre Alperia rimarrà illuminata di arancione, colore simbolo della campagna «Orange the World», fino al 10 dicembre. Così anche Palazzo Widmann. S.M.













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