A Mezzolombardo per lo shopping: il "pendolarismo" degli altoatesini
Il fenomeno è in crescita soprattutto nella zona fra Salorno e Egna: se i trentini sorridono, i "cugini" masticano amaro e cercano di correre ai ripari. Il reportage al confine fra le due province
SALORNO. «Eppure basterebbe poco per cambiare le cose, in fondo cosa ci manca? Forse, un filo di coraggio in più e magari la capacità di una visione». A metà strada fra due caselli autostradali, Salorno è anche a metà di un guado che altri centri dell’Alto Adige sono già stati in grado di superare, allontanandosi dal pericolo che corre ogni comunità piccola (pardon, non sufficientemente grande) e periferica, quello di smarrire del tutto la propria identità trasformandosi in un paese dormitorio. «Eppure basterebbe poco per cambiare le cose, perché in fondo non ci manca nulla: abbiamo le montagne, le campagne che finiscono per produrre più vino (bianco) di tutti, un castello, la ciclabile, una stazione ferroviaria da primo premio, e siamo a due passi da ben due caselli autostradali, dunque raggiungibili da tutto il mondo, o quasi», la disamina lucida, ma anche un pizzico sconsolata, di un salornese a spasso per la propria cittadina.
La sopravvivenza di una comunità, però, passa soprattutto dalla valorizzazione del proprio tessuto commerciale, che mantiene vivo e pulsante il cuore di un paese. A Salorno, da qualche tempo in qua, si registra un preoccupante e pericoloso “esodo” verso i territori vicini, una sorta di fuga in direzione di altre città (Mezzolombardo a sud, Egna a nord) per fare la spesa. «È la verità, e i motivi sono molteplici, c’è la ricerca di una maggiore disponibilità di prodotti a prezzi inferiori, ma anche di una maggiore comodità, con i pendolari che preferiscono fermarsi nei supermercati sulla via del ritorno a casa, la sera, dopo il lavoro a Trento. D’altronde, qui a Salorno, di lavoro per i giovani non ce n’è molto, io sono quasi un’eccezione», è la voce che si alza al di là del bancone del panificio Zeni, situato sulla piazza principale.
A Salorno, ormai da diverso tempo, si registra un’alta presenza di immigrati impegnati in una continua integrazione nella realtà locale. «Si spiega anche così il fenomeno dei tanti che da qui si spostano verso sud, a fare la spesa, nei supermercati e soprattutto nei discount», racconta Roberto Dalpiaz, della pasticceria “Alla Fontana”. «Le cose quest’estate non sono andate male, fra avventori di giornata, turisti e gente proveniente anche dal Trentino - prosegue - mentre adesso sta crescendo un filo di preoccupazione per quello che potrebbe succedere, la gente ha paura di ritrovarsi di nuovo chiusa in casa, e allora prenota la torta ma poi domanda cosa succede se i familiari e gli amici non possono venire alla festa». E se aumentasse la concorrenza con la realizzazione del megastore all’ex Argenti, di cui si parla da anni? «La concorrenza fa solo bene, più esercenti siamo meglio è per tutti, anche per il paese».
«L’opzione del megastore l’avevamo presa in considerazione anche noi ma poi abbiamo preso altre decisioni, scegliendo di fatto di non attraversare la strada statale», ammette il direttore della Famiglia cooperativa Giuseppe Piffer. «Rispetto all’anno scorso, novembre su novembre, registriamo ora un calo degli affari di circa il 25%, mentre fino a settembre eravamo in crescita - prosegue - ma ce lo aspettavamo: un anno fa eravamo in pieno lockdown». E in pieno lockdown la gente rimaneva a fare la spesa dentro i “confini”.
Non bastasse la pandemia, ci si è messa anche la chiusura del panificio in piazza, vero crocevia mattutino, a complicare le cose. «Gira meno gente, e alla fine ne risentiamo tutti», afferma Alex, al lavoro nel tabacchino Schgraffer. «La concorrenza non fa paura, i timori sono per ciò che può accadere, se ritornano le zone rosse a impedire alla gente di muoversi», le parole di Mariapia dietro il bancone della macelleria del marito Loris Ferrari.
Chi ha deciso di prendere il toro per le corna sono Cindy Moscon, che assieme alla sorella ha appena aperto il negozio “Quattro zampe”, e Nadine Gufel, assieme alla figlia Chantal nel winebar “Alla Rosa” da poco inaugurato. «Siamo contente e convinte che tutto andrà per il meglio». E allora che a contagiarsi sia soltanto l’ottimismo.