Maxioperazione antidroga della Finanza. Spaccio di crack a Trento e in bassa Valsugana
Traffico internazionale di stupefacenti: 46 indagati, sequestri per 22 milioni. Sequestrato anche un bar tabacchi di Trento
TRENTO. Nella mattinata di oggi, 11 ottobre, i finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Trento – coadiuvati da personale dello Scico, dai Reparti territoriali del Corpo sul territorio nazionale, dalle unità Atpi e cinofile del Corpo, con il supporto di un elicottero della Sezione Aerea di Bolzano, insieme agli agenti della Polizia di Stato della Questura di Bolzano – nell’ambito d’indagini delegate dalla Procura Distrettuale della Repubblica di Trento, hanno dato esecuzione, nelle province di Trento, Bolzano, Milano, Padova e Brescia, ad un’Ordinanza che ha disposto l’applicazione della custodia cautelare nei confronti di 46 persone, di cui 35 in carcere e 11 con obblighi di dimora e il sequestro di beni e disponibilità finanziarie per circa 22 milioni di euro.
Le misure cautelari, a firma del giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Trento, su richiesta della locale Procura Distrettuale della Repubblica, sono state emesse sulla base delle attività investigative emerse al termine di un’articolata e complessa attività d’indagine, avviata nel corso del 2021, e condotta dalle Fiamme Gialle del capoluogo trentino e dalla Questura di Bolzano.
Complessivamente, l’indagine vede il coinvolgimento di 46 persone, delle quali 34 stranieri originari da Albania, Tunisia, Iraq, Inghilterra e Francia, ritenuti a vario titolo, responsabili di aver partecipato o collaborato all’interno di quattro articolate associazioni per delinquere, di cui due a carattere transazionale che, interconnesse tra loro, erano dedite al traffico di sostanze stupefacenti (cocaina, hashish, marjuana, eroina e crack), provenienti dall’Albania e dal Belgio e destinate quasi interamente al territorio del Trentino Alto Adige.
Le investigazioni traggono origine dal monitoraggio del territorio, che ha portato i finanzieri, nell’ aprile 2021, all’arresto, in flagranza di reato, di un albanese dimorante nella piana rotaliana, per la detenzione di 100 grammi di cocaina. I successivi riscontri delle Fiamme Gialle hanno permesso di individuare l’esistenza di un gruppo criminale, composto da sei persone, prevalentemente di origini albanese, al quale l’arrestato apparteneva, ed a ricostruirne interamente l’operatività.
In pratica prendevano accordi tra i connazionali dimoranti all’estero e attraverso autovetture condotte da corrieri che attraversavano la rotta balcanica, facevano giungere lo stupefacente nel territorio trentino dall’Albania. La continuità delle indagini consentiva di appurare la presenza nel territorio trentino ed Alto Atesino di ulteriori 3 gruppi criminali, anch’essi associati e interconnessi.
In particolare, la seconda associazione a delinquere, composta da 16 persone quasi tutte di origine albanese, acquistava lo stupefacente da fornitori del nord Europa, specialmente in Belgio, che arrivava sul territorio nazionale tramite la rotta del Brennero, mediante l’impiego di almeno 2 autovetture per ogni viaggio. Giunta in provincia di Trento, una delle due auto, cosiddetta balena, appositamente modificata con doppi fondi al fine di occultarne gli ingenti quantitativi di droga che trasportava (circa 30 chili per tratta), sostava, per non destare sospetti ed evitare controlli all’uscita dei caselli autostradali, presso alcune aree di servizio dell’A22. Successivamente, il conducente della la seconda autovettura “staffetta”, procedeva a caricare l’auto, occupandosi, infine, della consegna dello stupefacente ai pusher delle piazze di Rovereto, Mori e Trento.
Le ulteriori attività hanno consentito di individuare la presenza di due ulteriori gruppi criminali composti rispettivamente da soggetti di etnia tunisina ed albanese, i quali si rifornivano dalle predette organizzazioni criminali. La prima era dedita allo spaccio, anche di sostanza del tipo crack, prevalentemente nelle piazze di Trento e della bassa Valsugana, mentre la seconda, su cui si sono concentrate le investigazioni della squadra Mobile di Bolzano, operava prevalentemente nel capoluogo alto atesino.
Le indagini, effettuate anche tramite intercettazioni telefoniche e ambientali, hanno svelato che gli indagati, i cui vertici erano legati da forti vincoli di parentela, avvalendosi di una fitta rete di pusher e referenti territoriali, che utilizzavano sistemi di comunicazione criptati, si avvalevano di diverse strutture immobiliari, quali appartamenti privati (nei quali sono stati rinvenuti anche presse, bilancini e materiale per il confezionamento), pertinenze, box auto ed attività commerciali, adibiti a nascondigli o basi logistiche per la conservazione, taglio, confezionamento, occultamento e spaccio delle sostanze stupefacenti, nonché pe la custodia del denaro.
In particolare, un bar di Rovereto (attualmente cessato), un bar-tabacchi di Trento ed un locale per la somministrazione di alimenti e bevande con sede in Bolzano, erano state destinati a luoghi di riferimento per lo stoccaggio e per lo spaccio di sostanze stupefacenti.
Nel corso delle investigazioni, sono stati effettuati numerosi riscontri operativi, anche attraverso l’impiego delle unità cinofile del Corpo, che hanno consentito di trarre in arresto, in flagranza di reato, 15 persone e di sequestrare oltre 23,7 chili di hashish, circa 20 chili di marjuana, 20,7 chili di cocaina nonché denaro contante per oltre 220.000 euro. Le operazioni di servizio hanno permesso di ricostruire oltre 630 episodi di spaccio di sostanze stupefacenti, dai quali è stato calcolato un consumo in fronde di circa 41 chili di cocaina, 84 chili di marjuana, 34,5 di hashish, 6,2 di eroina e 115 ggrammi di crack.
La ricostruzione dell’operatività criminale dei quattro gruppi investigati è stata effettuata anche dal punto di vista economico-patrimoniale. È emersa, infatti, una consistente disponibilità di denaro contante, rilevata dai numerosi pagamenti immediati alla consegna della droga, nonché dai sequestri di rilevanti quantitativi di denaro. Analizzando le quantità acquistate, i relativi prezzi, i tagli della sostanza pura (da 1 kg. di cocaina venivano ricavati non meno di 3 Kg si sostanza da commercializzare), le dosi ricavabili per chilogrammo (pari a circa 5000 dosi per 1 Kg. di cocaina tagliata), il valore medio di cessione per dose al dettaglio, è stato quindi quantificato il profitto illecito che le consorterie hanno ottenuto dal traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Su oltre 165 Kg. di droga ceduta, tale valore è stato determinato in circa 22 milioni di Euro.
L’esecuzione dei provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria – avvenuta nelle province di Trento, Bolzano, Milano, Padova e Brescia con l’impiego di circa 150 operanti tra militari e agenti – oltre a garantire l’applicazione delle misure cautelari personali, ha consentito di sottoporre a sequestro saldi attivi dei conti correnti, 28 beni immobili e 2 attività commerciali, quali un locale di somministrazione di alimenti e bevande di Bolzano ed un bar tabacchi di Trento.