Poltrone per soli uomini
Si ricordano della mitica dimensione regionale solo quando si tratta di spartire qualche assessorato (manco fosse una promozione di Poltrone e sofà), qualche contributo o qualche posto di lavoro. E anche quando applicano il Cencelli, riscoprendo improvvisamente una Regione che nei fatti è stata (purtroppo) azzerata da tempo, i politici si dimenticano puntualmente delle donne. E non si tratta di un errore, a questo punto, ma di una vergogna. Perché, nell’anno del signore 2024, dare vita a un qualsiasi governo del pianeta “donando” tutte le seggiole solo a uomini è inqualificabile. Ed è troppo comodo puntare su un’altra specialità della politica: lo scaricabarile. C’è persino chi - come il presidente altoatesino Kompatscher - per rovesciare il “problema” su altri (i cugini trentini) avrebbe detto un «abbiamo già dato» che la dice lunga sul maschilismo, anzi: sul machismo, della politica nostrana. Faccia lui il primo passo, se davvero considera (giustamente) indispensabile la presenza in giunta di una o più donne.
Come ha scritto una volta su questo giornale il costituzionalista Francesco Palermo a proposito della legge che imponeva la presenza femminile nelle liste e negli esecutivi (ma non in giunta regionale, purtroppo), a volte serve un caterpillar per disintegrare certi muri, per cambiare regole e istituzioni. Ma nemmeno un caterpillar, evidentemente, può cambiare la cultura, gli atteggiamenti, le ataviche abitudini di chi considera le donne - non solo in politica - poco più di un orpello. Non aiuta, in tal senso, la possibile discesa in campo della presidente Giorgia Meloni - che pure è la prima donna arrivata a Palazzo Chigi - alla guida delle liste di Fratelli d’Italia alle europee in tutte le circoscrizioni. La legge prevede infatti l’alternanza uomo-donna (o viceversa) e la sua ovvia rinuncia al seggio dopo il voto farebbe sì che a staccare un biglietto per il parlamento europeo finiscano per essere tutti gli uomini che si ritroveranno al secondo posto in quelle liste.
Tornando nelle nostre lande - desolate per quel che riguarda questi temi, anche troppo ricche per altre ragioni - non si può ignorare il secondo risultato finale: la Regione viene calpestata ogni volta che se ne ha l’occasione. La formazione della nuova giunta potrebbe essere una delle rare occasioni per riaprire il dibattito, per ritrovare una dimensione più ampia e più pesante da far valere a Roma e in certi contesti internazionali. Ma oltre al machismo, nella politica di oggi, prevale l’egoismo, quell’indugiare sul proprio ombelico che impedisce di alzare lo sguardo. Speriamo che il lungo mese che si sono presi per decidere riporti questi maschietti alla realtà.