Paga e corri, il caso di Patrick Facchini
Il manager Gianni Savio ammette: «Ingaggiai il Trentino perché due sponsor lo sostenevano»
TRENTO. La nuova Procura generale del Coni sta portando alla luce una pratica odiosa ma purtroppo diffusa: quella dei ciclisti che “passano” professionisti perché in sostanza si “pagano” lo stipendio. Grazie alla testimonianza dell’olimpionico Elia Viviani e di sei ciclisti che hanno ammesso di aver di aver pagato o di aver procurato sponsor alle rispettive società sportive, i magistrati sportivi sono giunti al deferimento dei manager Bruno Reberveri (Bardiani), Gianni Savio (Androni) e Angelo Citracca (Southeast).
Passa al contrattacco il “Principe” Savio. Che in una nota diffusa alla stampa spiega come il ciclista al centro di un caso analogo, all’Androni Giocattoli, sia il giudicariese Patrick Facchini, peraltro scaricato dalla stessa società per una controversa vicenda di assunzione di farmaci senza certificato medico. «Sono assolutamente estraneo a qualsiasi vicenda legata a “corridori che pagano per correre” – scrive Savio – . Mi viene imputato di aver ingaggiato nel 2013 il corridore Patrick Facchini solo perché sostenuto da uno sponsor. Ecco l’esatta esposizione dei fatti: a fine 2012, quando il nostro organico per la stagione 2013 era ormai completo, mi interpellò il corridore Patrick Facchini, dicendomi di essere interessato al passaggio al professionismo nella nostra squadra. Risposi che le risorse economiche destinate all’ingaggio di corridori erano ormai esaurite e quindi non avrei potuto assumere nuovi atleti. Il signor Facchini mi disse che il consorzio Valli del Chiese sarebbe stato interessato a sostenere una sponsorizzazione coinvolgendo anche una azienda importante quale la Bm Group e aggiunse che un funzionario del Consorzio avrebbe voluto conoscermi in quanto interessato a promuovere il loro marchio attraverso il mondo del ciclismo. Mi recai nella sede del Consorzio e, preso atto del loro reale interesse a una promozione pubblicitaria, iniziai una trattativa che si concluse con un accordo di sponsorizzazione, sia con il Consorzio sia con la Bm Group, per la presenza dei due marchi sulle maglie ufficiali di gara nella stagione 2013 – sottolinea Savio – Il funzionario del Consorzio e il dirigente della Bm Group mi dissero che la conclusione dell’accordo contrattuale sarebbe stata legata all’ingaggio del corridore Patrick Facchini e io accettai, anche perché il corridore era in possesso delle qualità sportive per passare professionista, avendo vinto alcune corse di prestigio del calendario dilettanti. Ovviamente porterò come testimoni all’udienza del Coni sia il funzionario del Consorzio sia il dirigente della Bm Group. Questi sono i fatti relativi all’ingaggio del corridore e lascio giudicare all’opinione pubblica se il mio comportamento possa essere considerato contrario alla lealtà sportiva. Il mio legale, avvocato Giuseppe Napoleone, ha richiesto alla Procura del Coni copia integrale del fascicolo - conclude il manager – al fine di valutare se nelle dichiarazioni rese da altri possano ravvisarsi estremi del reato di calunnia, nel qual caso conferirò incarico di procedere nelle opportune sedi giudiziarie».