Marcialonga, un'eccellenza italiana da Expo
Anche Paruzzi e Zorzi sul palco per il vernissage della granfondo, della gara ciclistica e di quella podistica
Come dice il collega Claudio Gregori, poeta della cronaca sportiva e appassionatissimo fondista, la Marcialonga è un viaggio nella bellezza. Proprio per questo motivo, all’Expo 2015 la granfondo di Fiemme e Fassa non poteva mancare. Un po’ in extremis – l’esposizione universale chiuderà tra pochi giorni – ed in un contesto che non è proprio quello più naturale – il piccolo padiglione di Kip International School – Marcialonga a Rho c’è arrivata, eccellenza tra le eccellenze, per presentare al mondo non solo la 43esima edizione della gara di sci nordico (in programma com’è tradizione l’ultima domenica di gennaio), ma anche la decima edizione della Marcialonga Cycling (12 giugno) e la 14esima della Running, in calendario a settembre.
Mancano poco più di tre mesi al 31 gennaio e la macchina organizzativa, presieduta da Angelo Corradini e diretta da Gloria Trettel, è già con il motore al massimo dei giri. Se, come succede da tanti anni, le iscrizioni non sono un problema, o meglio lo sono perché in tanti sono rimasti esclusi dal numero massimo previsto dal regolamento, ora lo staff si sta concentrando sugli eventi di contorno e soprattutto sulla realizzazione della pista. A breve saranno tolti dal magazzino i 16 cannoni per iniziare a produrre la neve, oltre a quelli dei centri fondo che collaborano per l’allestimento. Se le condizioni d’innevamento naturale saranno scarse, si dovranno produrre fino a 100.000 metri cubi di neve, ma ovviamente si confida anche sulle nevicate. 70 chilometri in tecnica classica da Moena a Cavalese, salendo fino a Canazei e scendendo fino a Molina, legando idealmente i paesi delle valli di Fiemme e di Fassa. Per i meno allenati c’è la Marcialonga Light di 45 km che si ferma a Predazzo.
«Marcialonga, non a torto, è la regina delle granfondo e non solo in Italia, è amata in tutto il mondo e lo conferma il fatto che circa il 65% dei partecipanti della prossima edizione sono stranieri, in tutto 29 nazioni – ha spiegato Ivana Vaccari, chiamata a condurre il piccolo show organizzato anche ad Expo da Marcialonga – È merito di un grande lavoro di squadra, di 1.300 volontari, del supporto delle istituzioni, della partnership con sponsor privati e del grande impegno dello staff».
Il vicedirettore di Raisport ha quindi passato il microfono al presidente del comitato organizzatore, Angelo Corradini, sottolineando appunto come Marcialonga abbia il problema inverso, rispetto alle altre granfondo, cronicamente a caccia di iscritti. «Le iscrizioni sono chiuse da mesi - ha spiegato Corradini – Il nostro limite sono gli 8 mila partecipanti, siamo a 7.800-7.900, ai quali vanno aggiunti gli atleti d’élite». Forse un po’ esagerando, il presidente ha affermato che Marcialonga ha fatto anche il pieno di sponsor. «Se ne arrivassero degli altri, dovremmo respingerli, perché gli sponsor comprano un prodotto e noi lo abbiamo già venduto, anche grazie alla diretta Rai ed in altri nove paesi. Ma nulla è per sempre, quindi godiamoci questo momento».
Assieme ai fondisti, l’altro elemento fondamentale di Marcialonga è la neve, e anche sotto questo aspetto Corradini ha dato garanzie assolute. «Marcialonga si disputa ininterrottamente da 26 anni, perché, anche se non ne cadesse dal cielo, abbiamo un gruppo di persone volenterose, che è in grado di produrne fino a 100 mila metri cubi di neve, con il contributo dei Comuni e quello degli sponsor. Grazie a loro, la pista sarà pronta già per le vacanze natalizie».
Da quando Marcialonga è tornata alla tecnica classica, nel 2003, nessun italiano è più riuscito a vincerla. Ce l’hanno fatta, invece, tre donne: Gabriella Paruzzi, Lara Peyrot e Cristina Paluselli. La friulana s’impose nel 2004, quando la granfondo fu inserita nella Coppa del Mondo. «Ed è un peccato che non lo sia più – ha detto Gabriella, oggi consigliere federale – perché è un grandissimo evento, una vera festa dello sci di fondo».
A proposito di azzurri al quali la Marcialonga è sempre risultata indigesta, a Expo era presente anche il campione fassano Cristian Zorzi, che ha parlato del suo legame con la granfondo e del suo nuovo ruolo di raccordo tra atleti e tecnici azzurri.
«L’ho fatta due volte in skating e due volte in classico, senza mai brillare perché... mi fermavo ai ristori. Tornerò a farla, da bisonte un po’ spellacchiato. Scherzi a parte, sono molto cambiato, posso dare qualche buon consiglio agli atleti e proprio per questo mi sto ritagliando questo ruolo di raccordo tra loro e i tecnici».
Speranze azzurre di quest’anno? Un nome “nuovo”, quello di Giorgio Di Centa che, chiusa la carriera in Coppa del Mondo, quest’anno si concentrerà appunto sulle granfondo: nel 2004, quando vinse la Paruzzi, pur fermandosi a sciolinare fu secondo alle spalle del solo Anders Aukland. Chissà che quest’anno il campione olimpico non sia in grado di prendersi la rivincita.
Twitter: @mauridigiangiac
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