TRENTO. Due campionati italiani consecutivi, un posto tra le prime cinque al mondo e una stella di bronzo al valore atletico in arrivo dal Coni per quanto fatto nel 2013. Vent’anni, roveretana, folta capigliatura bionda che pone l'accento sul suo estro e l’entusiasmo tipico dei giovani, Arianna Cau ha già un curriculum di primo piano nel panorama del cable wakeboard, evoluzione dello sci d’acqua che permette agli atleti con un’apposita tavola ai piedi di compiere delle figure trainati da degli impianti a fune elettrici simili a degli skilift. Una sorta di versione estiva dello snowboard mescolato allo sci d’acqua, tanto che le discipline sono le stesse – slalom, figure e salto – e i tricks sono identici a quelli dello tavola sulla neve, ovvero salti, rotazioni, salti mortali e performance con gli ostacoli.
In due anni Arianna ha rapidamente scalato le graduatorie nazionali e internazionali a suon di risultati: «Nel 2013 sono stata campionessa italiana assoluta – afferma Arianna – quest’anno di categoria Open Ladies. A livello internazionale sono al quinto posto nel ranking mondiale e quest’anno ho collezionato una vittoria a Zagabria, un secondo posto a Krk e il quinto in Coppa del Mondo a Bratislava. Ho partecipato anche ai campionati europei ma purtroppo non è andata benissimo, al contrario del resto della stagione, almeno fino a settembre». L’annata di Arianna è di fatto finita lì in quanto ai campionati italiani ha rimediato un brutto infortunio, una crepa a una vertebra lombare dalla quale sta ancora recuperando, seguita dagli esperti del Ctr di Rovereto.
Al curriculum la roveretana allega una lista lunga così di infortuni: «Il cable wakeboard – prosegue – è uno sport ad alto impatto fisico in particolare sulle spalle e sulle ginocchia ed è necessaria una preparazione costante, nella mia carriera ho già accumulato una distorsione a un polso, una spalla instabile, un menisco rotto, un paio di traumi cranici, senza contare contusioni e strappi o stiramenti muscolari». Ecco spiegato il perché, dopo aver cominciato con lo snowboard cinque anni fa, i genitori di Arianna non hanno fatto salti di gioia alla notizia della decisione di proseguire la stagione invernale sui laghi della Lombardia trainata da un cavo.
Per allenarsi deve per forza “emigrare” in altre regioni: «Mi alleno a Dello – prosegue – in provincia di Brescia. Purtroppo in Trentino abbiamo tantissimi laghi ma la nostra è una disciplina relativamente nuova e la Provincia è un po’ impaurita dalle novità. In Germania esistono 93 impianti per il wakeboard, in Italia si contano sulle dita di una mano. Eppure non sono costruzioni ad alto impatto ambientale, anzi, e nemmeno un capriccio di pochi dal momento che la disciplina ha buone probabilità di entrare nel programma dei Giochi Olimpici a partire dal 2020 ed è una disciplina che possono praticare anche i disabili».
Allo sport Arianna abbina con buon successo anche lo studio e il lavoro, in quanto è iscritta al secondo anno della facoltà di Scienze motorie a Verona ed è redattrice della rivista specializzata sul kitesurf. Oltre a sperare a una medaglia olimpica nel 2020, ha già chiaro il suo futuro: «Non penso di riuscire a vivere con il wakeboard – conclude – per questo mi sono iscritta all'università e ho intenzione di laurearmi. Il mio futuro? Intanto voglio diventare istruttrice di cable wakeboard e riuscire ad aprire un centro dedicato a impatto zero nel Bresciano. Poi chissà, magari riuscire a fare breccia in Trentino e aprire un impianto in quota che possa abbinare lo snowboard d’inverno e il cable wakeboard d’estate».