Guardalinee derubato nello spogliatoio dello stadio di Cles
Gli abiti della terna sono finiti sotto la doccia e nel gabinetto. Insulti: altri 18 mesi di stop al presidente della Ravinense
TRENTO. Un comunicato ufficiale? No, un bollettino delle squalifiche pesanti. A Cles, a margine della discussa sfida tra Anaune e Benacense è accaduto quanto non dovrebbe mai accadere su di un campo di calcio. Lo spogliatoio della terna arbitrale è stato infatti violato da ignoti (come si evince dalla denuncia presentata ai Carabinieri di Cles), che hanno fatto scempio degli abiti dell’arbitro e dei suoi assistenti (alcuni gettati sotto la doccia, altri addirittura nel gabinetto) e sottratto 90 euro dal portafoglio di uno dei due guardalinee. Un fatto gravissimo, che ha portato ad una sanzione di 100 euro a carico dell’Anaune «per responsabilità oggettiva, in quanto lo spogliatoio arbitrale è rimasto aperto e incustodito», ma la società nonesa si è già offerta di risarcire l’assistente arbitrale per la somma mancante.
«L’accesso agli spogliatoi – racconta Andrea Zanoni, segretario dell’Anaune – avviene tramite una porta antipanico, che può essere aperta dall’esterno solamente con la chiave. A fine gara tale porta era chiusa, perché io stesso ho dovuto utilizzare la chiave per raggiungere gli spogliatoi. La stanza dell’arbitro non era chiusa, semplicemente perché la società Anaune non è in possesso e non lo è mai stata delle chiavi di ogni singolo spogliatoio e l’accesso al corridoio e al campo è regolato dalla porta antipanico. Sino ad ora non abbiamo mai avuto un problema di questo tipo e siamo disponibili a risarcire l’ammanco all’assistente arbitrale. Che non si dica, però, che al “Comunale” di Cles si ruba o ci sia poca attenzione da parte dell’Anaune. Non accettiamo di passare né per superficiali né tantomeno per disonesti. È successo, purtroppo, chiediamo scusa alla terna arbitrale, ma si tratta del gesto disonesto di un imbecille».
Arbitri nel mirino di uno sconsiderato ignoto in quel di Cles, mentre a Chizzola di Ala il direttore di gara e l’assistente che operava dal lato della tribuna hanno avuto un violento scontro verbale con il presidente della Ravinense Nicola Stanchina, che è stato squalificato per 18 mesi, esattamente sino al 24 maggio 2017 perché «già inibito, riconosciuto fra il pubblico dal direttore di gara e da un suo assistente, si esibiva, nei confronti di entrambi, in una serie di insulti e invettive da toni volgari, infamanti e ingiuriosi, tali da potersi paragonare a un turpiloquio con aggiunta di minacce e riferimenti alla propria origine di nascita; il tutto reiterandolo anche al termine della gara, fino alla partenza della terna arbitrale».
«Ho perso le staffe – conferma Stanchina – e sicuramente non sono stato tenero nei confronti della terna. Non lo nego, ma vorrei aggiungere che il tutto è nato da un insulto profferito da uno spettatore nei confronti dell’assistente arbitrale, il quale si è rivolto verso di me in tribuna e mi ha offeso. Evito di aggiungere altro per non incappare in un’ulteriore squalifica».
Non è finita: nel campionato di Prima Categoria il tecnico in seconda del Calisio Simone Garbari è stato stoppato sino al 24 aprile prossimo perché «innervosito per il tempo perso per il recupero dei palloni, rivolgeva offese alla panchina avversaria, quindi allontanato, si esprimeva in una sequela di volgari frasi blasfeme, prendendo a calci quello che gli si parava davanti», mentre Marco Diotto, dirigente del Lizzanella (Amatori) è stato fermato sino al 25 maggio 2016 perché «dalla panchina, entrava sul terreno di gioco e colpiva violentemente con un pugno alla testa un giocatore avversario».
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