Ghedin, il coach-pendolare del Pressano

Pallamano A1, ogni giorno 400 chilometri per allenare: «Lo faccio per passione, qui ho trovato una società seria»


di Daniele Loss


TRENTO. Quattrocento chilometri al giorno, duemila alla settimana, ottomila al mese, quasi ottantamila all'anno. In autostrada da Monselice a Padova, da Padova a Verona, da Verona a Trento Nord. E poi l'ultimo tratto in tangenziale. Per cosa? Per guidare il Pressano nell'Olimpo della pallamano italiana. Fabrizio Ghedin è già stato ribattezzato da qualcuno “il Mago”. Quarant'anni, un lavoro normale, una moglie, due figli e un passato da giornalista (seguiva il Cittadella per “Il Mattino” di Padova).

«Ho dovuto smettere quando il Cittadella è andato in serie B – racconta Ghedin – e giocava il sabato, in concomitanza con il campionato di pallamano. Allora allenavo il Secchia (a Rubiera è rimasto quattro anni, ndr) ed era impossibile conciliare i due impegni».

Viene da dire: ma chi glielo fa fare di farsi duemila chilometri a settimana per allenare il Pressano?

«La grande passione per questo sport e la possibilità di lavorare in maniera seria. Sono giovane – se la ride Ghedin – e fino a quando il fisico regge non vedo perché non farlo. E devo dire che la società fa di tutto per agevolarmi: durante il periodo di preparazione, quando ci siamo allenati mattina e pomeriggio, vivevo a Lavis e al martedì il lavoro fisico viene svolto dal preparatore atletico».

E il venerdì si ferma in Trentino, visto che il sabato si gioca?

«No, assolutamente. Rientro a Monselice: sabato mattina accompagno i miei figli a scuola».

Quanto c'è di Ghedin nella straordinaria cavalcata del Pressano che, nel giro di un anno, è passato dalla serie A2 ai playoff scudetto?

«Qui ho trovato un gruppo determinato, motivato e una società, a differenza di tante altre del panorama italiano, molto seria. I ragazzi avevano gran voglia di migliorarsi e mettersi in gioco e provare a fare qualcosa di grande. Io ho portato il mio metodo e, soprattutto, ho cercato di “sgrezzare” tanti ragazzi che avevano i mezzi ma non sapevano come utilizzarli nella maniera migliore».

Oggi a Noci vi giocate l'approdo in semifinale ma non solo. In caso di qualificazione Pressano accederebbe automaticamente alle coppe europee.

«E' vero. Sono quasi trent'anni che una formazione trentina non raggiunge l'Europa (l'ultima è stata il Volani Rovereto negli anni '80) e riuscirci, da “matricola”, vorrebbe dire realizzare un sogno”.

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