«Ecco l’Aquila che vorrei in campo»

Parla Salvatore Trainotti, dg della neopromossa squadra del capoluogo: «Gli americani? Penso a Elder e Reynolds»


di Gianpaolo Tessari


TRENTO. Su un Moleskine nero ha appuntato 40/50 nomi. Americanoni da due metri e passa perlopiù. Accanto ad ognuno stelle e valutazioni: non c’è che dire, un’estate calda sotto tutti i punti di vista per Salvatore Trainotti. Il dg dell’Aquila Basket ha portato a casa l’ossatura italiana della squadra che dovrà salvare la pelle in LegaDue. Mancano i tre stranieri.

Facciamo il punto di mezza estate? A che punto sta la nuova Aquila Basket?

«Bene perchè abbiamo uno staff di alto livello. Ovvero Buscaglia, il coach che ha vinto il campionato, un vice allenatore di esperienza come Cavazzana ed un preparatore atletico valido come Verona. Questa è una buonissima base di partenza perchè altrove, visto che c’è crisi, si può tendere a mettere in secondo piano lo staff. Molto buona è anche la gestione a livello societario e nel mondo del professionismo sono tutte cose che fanno la differenza».

E per quanto riguarda la squadra?

«Abbiamo puntato sul nucleo dello scorso anno, non per riconoscenza, ma perchè siamo convinti che avere un gruppo che ha già legato con la tifoseria e con la società, e che ha grande fame di vittoria, è un investimento sicuro. Parlo di Conte, Forray, Pascolo, Spanghero, nonchè dell’arrivo di un uomo di esperienza e di categoria come Luigi Dordei, ex Barcellona (vedi a parte). Ci manca un quarto lungo per completare».

Questo è il nucleo italiano che farà la LegaDue. Capitolo stranieri. Pare di capire che non ci sia gran fretta.

«L’idea di base è Forray playmaker titolare. Esterno, guardia e ala straniera, Dordei, pivot straniero. Spanghero che cambia il play e Conte che cambia la guardia e l’ala piccola. Poi un giovane del settore giovanile, con Pascolo che cambia il 4».

L’attenzione di tutti ora è sugli stranieri.

«Ovvio che sia così. Sono il valore aggiunto mediatico e tecnico. Ci sono nomi che ci piacevano, ne dico uno, Ramon Moore, e che si sono accasati. Ma la scelta rimane molto vasta. Serve il giusto mix, visto che uno dei tre stranieri deve essere comunitario».

Sul fronte Usa?

«Ecco i nomi possibili. Sì, sono tanti. Mi hanno offerto personaggi del calibro di BJ Elder e di Jr Reynolds, tanto per fare capire la qualità. I procuratori bussano alla nostra porta ma non è detto che per il raduno del 20 agosto abbiamo firmatpo entrambi gli stranieri. Non c’è fretta e vogliamo scelte che facciano la differenza. Martedì inta nto avremo il calendario».













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