VERONA. Nonostante il cielo plumbeo e i gol a catinelle, al Bentegodi uno spicchio di sole c’è stato ed era quello che, metaforicamente, illuminava la panchina del Chievo Verona. Luce tutta irradiata dall’emozione del diciottenne trentino Fabio Depaoli, centrocampista della Primavera clevense alla sua prima convocazione nel massimo campionato. Una saettata di felicità nella vita calcistica del giovane che nel calcio ha mosso i primi passi con la maglia della Trilacum, per poi da esordiente passare a vestire quella del Chievo. Una crescita qualitativa quella del tornante destro che si ispira a Marchisio, culminata nella scelta di mister Maran.
«Dopo l’allenamento di venerdì scorso – ricorda Depaoli - il direttore Marco Pazzone ha detto a me e Damian che saremmo stati convocati per la partita contro la Juve, ma che comunque avremmo egualmente giocato sabato con la primavera. Dopo la partita saremmo andati in ritiro con la prima squadra». Scendere in campo con i compagni della Primavera (match contro il Brescia finito 2 a 2, ndr) pur sapendo che il giorno dopo ci sarebbe stata la cornice del Bentegodi, a far da scenografia ad uno dei momenti che ogni giovane calciatore vorrebbe vivere. «Già al momento della notizia mi è mancato il fiato – confessa Depaoli - per via di una emozione che non è possibile descrivere a parole. E’ stata questione di poco perché il pensiero è subito tornato alla nostra Primavera ed alla partita che dovevamo affrontare. Il resto sarebbe venuto il giorno dopo».
Quindi arriviamo a ieri quando lo speaker dello stadio veronese ha ricordato ai 28mila spettatori presenti che nella panchina del Chievo c’era anche Fabio Depaoli. «E’ stato un premio eccezionale che ripaga di tanti sacrifici. E’ come se avessi fatto un gol. Un qualcosa che dedico alla mia famiglia e a zio Giuliano che ci ha lasciato due mesi. Il fatto di andare in panchina addirittura nella partita contro la Juventus ha reso il tutto ancor più emozionante. Ho ammirato da vicino quei giocatori che di solito “uso” alla play, un qualcosa di veramente fantastico. E’ stato bello alla fine poterli stringere la mano e fare anche qualche selfie. Con chi? Con Dybala e Marchisio che sono i giocatori che seguo di più».
I colori bianconeri hanno ammaliato il giovane Depaoli anche se la fede cromatica (calcisticamente parlando…) è completamente diversa. «Sono nato e cresciuto in una famiglia di milanisti per cui le simpatie non potevano discostarsi da questi colori. Il mio grande amore però è il Chievo». Fabio Depaoli al Chievo ci è arrivato da adolescente tutto da svezzare, portato per mano da Matteo Cont che ha intravisto nel ragazzo quelle qualità che una società professionistica sviluppare e valorizzare. «Sono al Chievo grazie a Cont che oggi è in Giappone per conto della Scuola Calcio Milan. Il passaggio al Chievo ha rappresentato per un momento fondamentale della mia crescita, perché ho avuto modo di frequentare una scuola di vita che, sin dall’inizio, mi ha insegnato le regole basilari per affrontare il percorso sia umano che sportivo».
Ma torniamo alla sfida contro la Juve di quei mostri con i quali Depaoli avrà pensato, anche un attimo, di potersi confrontare. «Se ci fosse stata la possibilità avrei dato il mio contributo correndo anche se contro questa Juve c’è ben poco da fare. Mi è dispiaciuto per il risultato finale forse un po’ troppo pesante perché il Chievo aveva messo in campo delle buone trame di gioco». Ma non c’è stato un attimo in cui Maran avrà guardato le riserve pensando a quale soluzione scegliere? «Sì in effetti si è girato verso la panchina e ha chiesto a Pellissier, Gobbi e Pinzi scaldarsi. Noi siamo rimasti seduti. Ma mi creda va bene così». Ma ora per Depaoli il futuro è chiaro: «Si torna subito con i piedi per terra e si andrà a fare allenamento con la Primavera, poi vedremo».