Sci di fondo

Corradini: Marcialonga, così è (se vi pare) 

Il bilancio del presidente: «Pronti a produrre tutta questa neve anche in futuro, l’alternativa è rinunciare all’indotto economico per le due valli»


di Maurizio Di Giangiacomo


È un Angelo Corradini quasi pirandelliano, quello del giorno dopo. Soddisfatto del bilancio “emozionale” della 46esima Marcialonga – per quello economico attende di poter tirare le somme – e pronto a riproporla tale e quale nei prossimi anni, anche in totale assenza di neve, al costo di 3.000 euro al chilometro. Alternative non ce ne sono, l’alternativa è non disputarla.

Angelo Corradini, ci traccia il suo bilancio?

Il bilancio lo faccio in marzo, quando saranno arrivati tutti i conti da pagare. Io sono più che contento, più di così non si può chiedere. Siamo ogni anno un po’ di più, è ogni anno un po’ più dura, anche per l’età, ma abbiamo avuto riscontri esagerati, sia a livello mediatico che dai “bisonti”, tutti al traguardo felici. Con il freddo sono capaci tutti, con il caldo è più difficile. San Piero ci ha fatto disperare prima ma poi ha fatto il bravo.

La nevicata di domenica pomeriggio non è stata un po’ una beffa?

La natura fa quello che vuole, arrabbiarsi non serve. Anzi, è stato anche bello, cogliamone l’aspetto positivo.

Si può pensare di organizzare sempre la Marcialonga con questi costi, producendo tutta la neve necessaria?

Assolutamente sì, altrimenti si può anche scegliere di chiudere, ma questo lo deve decidere la collettività. Marcialonga porta un indotto straordinario, se lo si vuole bisogna fare così, il riscaldamento globale è una realtà. Io non ho dubbi, vado avanti per la mia strada.

Giro la domanda: si può pensare di non organizzare la Marcialonga? Quanto ne risentirebbero, a livello economico, le due vallate?

Ieri (domenica, ndr) la piazza a Cavalese è stata piena per tutto il giorno: gente che mangiava, beveva, comprava. Io non ho attività commerciali, ma credo nella bontà di quello che faccio. Se la collettività mi dice che sbaglio, io smetto subito. E licenziamo quattro brave persone.

Quando parla di “collettività”, cosa intende?

Albergatori, commercianti, Apt, comprensorio... tutti coloro che hanno un beneficio da Marcialonga e altre manifestazioni come la Coppa del Mondo e lo Skiri Trophy. Facciamo un’assemblea in piazza: se non vogliono più la Marcialonga io accendo il camper e i miei problemi sono finiti.

Cosa si potrebbe fare, per rispondere alle critiche di chi sostiene che produrre 110 mila metri cubi di neve non è una cosa naturale?

Quello che vale per noi vale anche per Superski Dolomiti. E loro ne producono un po’ più di noi, di neve.

Qual è stato il momento più bello di questo weekend?

Quando sono partiti: si rompe la diga, ormai se ne vanno, non puoi più fare niente.

Se anche la prossima Marcialonga venisse vinta dal “solito” scandinavo, sarebbero vent’anni dall’ultimo successo italiano. Le dispiace?

Molto, ci vorrebbe un italiano, ma mi sembra un’illusione. Gli scandinavi non nascono più forti di noi, si allenano di più e hanno più soldi. Ricostituire la Nazionale lunghe distanze? Dovreste chiederlo alla Fisi.

Twitter: @mauridigiangiac

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