Calcio, Pellizzari: "No all'obbligo dei giovani"

Parla il presidente del comitato Figc confermato alla guida per altri 4 anni



TRENTO. Al termine dell’assemblea ordinaria elettiva svoltasi ieri sera al centro congressi Interbrennero, Ettore Pellizzari – candidato unico – è stato confermato per il quadriennio 2013/2016 alla guida del Comitato provinciale autonomo di Trento della Federcalcio. Si tratta, di gran lunga, della federazione più importante del Trentino, con le sue 180 società, vale a dire quasi 17 mila calciatori, 3.500 dirigenti e 700 allenatori, oltre a 230 arbitri in attività.

Dalla relazione sull’attività dell’attività presentata ieri sera da Pellizzari abbiamo estrapolato i temi caldi, anche in proiezione futura, ed abbiamo chiesto al presidente di approfondirli per i lettori del Trentino in questa lunga intervista.

Nella sua relazione fa riferimento ad una flessione dei numeri del settore giovanile, come la spiega?

Cogliendo l'occasione della riforma dei Comitati, abbiamo ristrutturato i campionati, creando i campionati di èlite, allargando il numero degli aderenti. Questa flessione era un evento atteso, ci vorranno un paio di stagioni perché questi numeri si assestino. I tesserati, comunque, non sono diminuiti, anche perché l'attività di base, non toccata dalla ristrutturazione, è addirittura aumentata.

Tengono, invece, i numeri del dilettantismo.

Direi perfettamente, anche perché l'attività dilettantistica è quella che meglio resiste alla crisi, in virtù del volontariato. Le risorse economiche servono e quelle sono indubbiamente diminuite, ma le società ovviano a questo problema proprio grazie ai propri volontari.

Perché abbiamo solo sei squadre trentine in Eccellenza?

Perché l'anno scorso ne sono state promosse due in Serie D e, per fortuna, dalla stessa Serie D non ne è stata retrocessa nessuna. Altrimenti i numeri sarebbero stati in nostro favore. La storia dice che negli ultimi 20 anni l'Eccellenza è stata vinta quasi sempre da squadre trentine.

Il rovescio della medaglia: visti i risultati, tre squadre trentine in Serie D non sono troppe?

Di per sé non sono troppe. È vero che i risultati sono negativi, ma non ne farei una questione di numeri. Sempre guardando alla storia, eccezion fatta per i 19 campionati consecutivi della Benacense, il destino delle nostre squadre in Serie D è sempre stato questo, a prescindere dal loro numero. Io credo che le squadre trentine potrebbero essere in grado di salvarsi e spero che questo succeda anche quest'anno. Se ne rimanesse solo una, non credo peraltro che potrebbe avere a disposizione più risorse, temo che non ci sarebbe un “travaso”.

Nella sua relazione immagina e auspica un ulteriore sviluppo del calcio a 5. Come inquadra questo movimento?

Negli ultimi dieci anni ha avuto una crescita importante, recentemente sembra essersi assestato e quest'anno abbiamo addirittura perso qualche squadra. Quindi, i timori dei puristi del calcio a 11 che vedevano nel futsal una minaccia vanno ridimensionati, l'erosione non c'è stata. Il calcio a 5 ha valori tecnici, una visibilità crescente, ma anche un'altra valenza, quella di costituire uno “scivolo” per quei calciatori – adulti o giovani – che magari volevano smettere ed invece hanno trovato nel calcio a 5 una nuova collocazione. Credo possa crescere ancora, specie in campo femminile.

Il Comitato che presiede chiede in sostanza l'abrogazione della regola che prevede i giovani obbligatoriamente in campo nei campionati dilettantistici.

Non è una richiesta campata in aria, abbiamo analizzato molto attentamente la situazione, con i dati degli ultimi 5 anni, in Provincia e fuori. Detto che noi non siamo chiamati a fornire direttamente calciatori alla Nazionale, sarebbe preferibile che questi ci andassero per meriti e non perché trovano spazio nelle nostre squadre solo per l'obbligo esistente. Anche per motivi psico-pedagogici e formativi, è molto brutto che, quando questi non sono più in età per essere schierati obbligatoriamente, non trovino più spazio nelle loro squadre. Io credo che nei nostri campionati, a gioco lungo, ci sarebbero più giovani se le scelte fossero esclusivamente di natura tecnica.

Chiedete cinque sostituzioni in Prima e Seconda Categoria. Perché?

Molte società hanno evidenziato questa esigenza, per mantenere un maggior numero di giovani in attività. Roma ha respinto questa nostra richiesta, noi rispondiamo che i campionati di Prima e Seconda categoria non hanno nessuna connessione con quelli nazionali. Non vogliamo modificare le misure del campo né altri aspetti del regolamento, non si capisce perché non ce lo consentano. Ci sarebbero sicuramente meno infortuni e l'unico rischio sarebbe quello delle “manfrine” a fine partita a difesa del risultato acquisito. Diciamo che quattro potrebbe essere un buon compromesso.

Ancora, si chiede il ripristino degli assistenti dell’arbitro nel campionato di Promozione.

L'Aia non li designa da tre anni, per motivi di organico. Diciamo che rientrano nelle spese della Figc, quindi sarebbero un nostro diritto. Chiediamo all'Aia di fare uno sforzo e offriamo la nostra collaborazione per il reclutamento di nuovi arbitri.

Sempre nella sua relazione e sempre a livello arbitrale auspica maggiori scambi tra Trento e Bolzano.

Non vediamo motivo perché questo non possa succedere. In Eccellenza nel girone di ritorno vedremo arbitri altoatesini in Trentino, io spero che questo si verifichi anche in Promozione, Prima e Seconda Categoria, sull'esempio di quanto succede per le Coppe minori, che sono rimaste a carattere regionale.

Il Comitato che lei presiede si candiderà per ospitare il Trofeo delle Regioni nel 2014?

Prima cercheremo un'intesa con le società, che dovranno mettere a disposizione impianti e accoglienza. Quando la otterremo, il consiglio direttivo proporrà la candidatura. Nel 2013 il Trofeo delle Regioni si svolgerà in Sardegna, nel 2014 potrebbe svolgersi in Trentino: parliamo di 3.000 persone ospiti nella settimana di Pasqua.

Puntate anche alla nascita di un nuovo centro federale.

È un'iniziativa della Lega Nazionale Dilettanti, che mette a disposizioni di ogni Comitato 500 mila euro per la nascita di centri federali di educazioni permanente. Ne abbiamo già uno a Terlago, per quello nuovo avremmo individuato Aldeno, dove c'è già un bel campo a undici. Sorgerebbero un nuovo campo in erba artificiale e altre strutture, al quale il Comitato avrebbe accesso agevolato per vent'anni, fermi restando i diritti della società locale.

Dulcis in fondo, anzi no: con il Coni il dente è sempre avvelenato.

Noi rimaniamo dell'idea che il regolamento del Coni non vada interpretato in questa maniera forzata. La promozione dello sport , a nostro avviso, andrebbe fatta attraverso le federazioni, in stretta sinergia con queste ultime. Invece il Coni ha aperto un proprio laboratorio per la promozione dello sport che rischia di essere un laboratorio di alchimisti. Il valore scientifico di certe attività è riconoscibile quando si coniuga con la realtà del territorio, senza legame con il territorio non si costruisce.

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