Calcio: Mezzo e Trento, pallone sgonfio

Il momentaccio delle due squadre radiografato da dieci esperti


Daniele Loss


TRENTO. Mezzocorona terzultimo in Seconda Divisione, Trento ultimo in serie D. Il calcio trentino di alto livello vive un momento di crisi nerissima. E alle spalle di quelle che dovrebbero essere le formazioni simbolo del nostro movimento, quale è la situazione?
A dieci personaggi "simbolo" del calcio trentino abbiamo chiesto quali possono essere le cause del "momentaccio" di Mezzocorona e Trento e quali sono i problemi del pallone di casa nostra che, tra "limiti" numerici e problemi logistici, cerca di crescere e di affermarsi nel panorama nazionale. Con difficoltà ma anche con tanta buona volontà. Forse.
Luca Piazzi
(direttore sportivo
Fc Alto Adige)

1. Il Mezzocorona paga la mancanza di continuità: quattro allenatori in un anno e tre direttori sportivi delle ultime tre stagioni sono troppi. Al Trento, invece, da anni non esiste una programmazione che si possa definire tale.
2. Si può fare di più e l'investimento non deve essere solo economico, ma anche a livello di risorse umane.
3. La collaborazione potrebbe essere migliore, ma la rivalità sportiva è fondamentale. Poi serve buonsenso: il giovane bravo deve poter giocare ad un livello più alto senza problemi.
4. A livello economico le difficoltà ci sono da sempre, adesso con la crisi si sono accentuate. L'Ente pubblico, invece, in Trentino fa molto più di quanto dovrebbe.
5. No. Ai calciatori trentini non manca la mentalità. Gli esempi ci sono.
Marco Gaburro
(allenatore "Primavera"
dell'Albinoleffe)

1. I rotaliani hanno un problema di carattere tecnico, il Trento paga invece le difficoltà societarie che si riflettono su tutto il resto.
2. Il Mezzocorona sta investendo molto a livello giovanile, nel resto del Trentino si potrebbe fare molto di più.
3. Esistono, senza dubbio, ma c'è anche una buona collaborazione tra le società.
4. La crisi c'è e si vede anche nel calcio. In Trentino l'Ente pubblico fa ampiamente la sua parte.
5. No, la mentalità in generale c'è. Spesso si pretende troppa professionalità da parte di calciatori dilettanti.
Osvaldo Carbonari
(presidente
Comitato regionale Figc)

1. i problemi del Trento sono di natura societaria, mentre il Mezzocorona ha difficoltà a livello tecnico - tattico.
2. si sta investendo sempre di più, ma ancora non basta.
3. Gli sponsor sono sempre meno e le società faticano. L'Ente pubblico potrebbe fare di più per chi promuove il calcio a livello sociale.
4. C'è collaborazione, ma ben vengano i campanili. Sono convinto che siano uno strumento di crescita.
5. Qui da noi c'è meno fame di emergere rispetto ad altre realtà. Il calcio, da noi, è vissuto come un "dopolavoro".
Ettore Pellizzari
(presidente
Comitato Provinciale Figc)

1. Il Mezzocorona ha problemi di carattere tecnico, la crisi del Trento è dovuta a motivi gestionali ed economici.
2. Non è mai abbastanza. E non parlo solamente in termini monetari, ma anche per quanto riguarda formazione di dirigenti e allenatori.
3. Le difficoltà economiche ci sono da sempre, ora sono più evidenti. L'Ente Pubblico fa abbastanza, ma ci sono casi particolari: il Comune di Trento potrebbe fare meglio.
4. I campanili sono una risorsa perché rappresentano l'appartenenza ad una squadra e, spesso, ad una comunità. La rivalità, non becera ovviamente, fa bene al calcio.
5. è sempre stato un limite dei calciatori trentini.
Pierpaolo Bresciani
(ex calciatore professionista
ora tecnico della "Berretti"
del Mezzocorona)

1. In estate Mezzocorona e Trento hanno cambiato praticamente tutta la rosa. Sono arrivati giocatori bravi, ma nel calcio uno più uno non fa sempre due.
2. Sicuramente si deve investire di più, ma poi ci sono le persone in grado di insegnare veramente calcio?
3. Eccome se c'è il campanilismo in questo mondo: purtroppo tutti pensano al proprio "orticello" e basta.
4. Con la crisi economica che c'è al giorno d'oggi è meglio che l'Ente pubblico pensi ad altro. Alla fine il calcio è e resta uno sport.
5. I trentini sono molto legati alla propria terra. Per migliorare bisogna andare fuori regione. In generale vedo poca "fame" calcistica.
Marco Sembenotti
(consigliere provinciale
e giornalista sportivo)

1. Il Trento è in crisi perché è gestito male da anni, il Mezzocorona sta paga invece scelte poco felici dal punto di vista tecnico.
2. Ci sono realtà che investono tanto e bene e altre che lo fanno poco e male. Mediamente, comunque, si potrebbe fare molto meglio.
3. Anche in questo caso ci sono situazioni e situazioni. La Federazione in questo senso non aiuta perché disincentiva le fusioni che potrebbero essere uno strumento per alzare il livello. Il piccolo frazionamento non è positivo.
4. Che sia meno disponibilità economica a causa della crisi è asserito. I contributi dell'Ente pubblico sono rimasti uniformi negli anni, ma la Provincia fa troppo poco per lo sport in generale.
5. È da sempre la nostra zavorra. In Trentino non c'è proprio mentalità. I risultati sono limitati: mancano ambizione e spirito di sacrificio.
Marco Melone
(ex tecnico del Trento
adesso al Real Vicenza)

1. Troppa fretta, scelte sbagliate e poco equilibrate in entrambi i casi.
2. Decisamente si investe troppo poco. L'unica squadra che l'ha fatto in provincia è il Mezzocorona.
3. I campanili esistono ed è giusto, ma un giocatore giovane deve avere la possibilità di andare in quella che è la realtà più importante.
4. L'Ente Pubblico supporta il calcio e lo sport come da nessun'altra parte in Italia. E non devono essere le istituzioni a sanare i deficit.
5. In Trentino il tenore di vita è piuttosto alto e il calcio è visto solamente come un divertimento.
Stefano Marchetti
(direttore sportivo
del Cittadella)

1. Il problema è la mentalità. Sta sicuramente peggio il Trento, che dovrebbe tornare ad essere la squadra di riferimento della provincia.
2. Bisogna mettersi in testa che i giocatori vanno "coltivati". Bisognerebbe fare di più e ragionare nel medio-lungo periodo.
3. La collaborazione credo sia buona ma i campanili sono inevitabili. Gli scambi di vedute sono importanti sia a livello professionistico che tra i dilettanti.
4. Non conosco la situazione specifica, però bisogna sempre investire sulle strutture e sui tecnici.
5. Ci sono buoni giocatori, ma in generale manca lo spirito di sacrificio.
Dino Ciresa
(ex allenatore della Fersina)

1. La crisi di Mezzocorona e Trento ha motivi specifici, ma credo non sia un problema generale. Eccellenza e Promozione sono in crescita.
2. No assolutamente: è la solita "bufala". Tante chiacchere ma fatti zero. Chi ha investito bene, vedi l'Fc Alto Adige, ha raccolto i frutti.
3. Non parlerei proprio di campanili, bensì di invidie e cattiverie. Non c'è ampiezza di vedute.
4. L'Ente Pubblico fa la sua parte: a Pergine, dove ho allenato, il Comune ha fornito aiuti importanti per realizzare il campo in sintetico.
5. Siamo in una regione in cui si sta bene. Da altre parti si "svenano" per emergere nel calcio che può diventare una vera e propria salvezza.
Ernando Salati
(direttore sportivo del
Porfido Albiano)

1. Il Trento ha problemi societari. Per il Mezzocorona, invece, il discorso è tecnico: per stare tra i professionisti ci vuole qualcosa in più.
2. Il "Mezzo" sta seguendo le piste dell'Alto Adige. Il Trento aveva un settore giovanile di qualità, ora la situazione è ben diversa. In generale si potrebbe fare di più.
3. Esiste ancora il campanilismo, ma rispetto a vent'anni fa la situazione è migliorata e c'è più collaborazione».
4. Sì molto. Le amministrazioni comunali e gli enti pubblici fanno il loro.
5. Sicuramente. I giocatori non hanno ambizioni e "fame" di emergere.
(ha collaborato Andrea Scalet)













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