A Chesani sfugge la medaglia, Crippa settimo nei 3.000
Sfortunato l'altista trentino, buona finale per il giudicariese. L'Italia festeggia l'argento del "vecchio" Donato
BELGRADO (SERBIA). La finale dell'alto maschile non sorride ai colori azzurri. La bella impressione destata in qualificazione da Silvano Chesani trova solo parziale conferma nel turno decisivo, nel quale il trentino è spinto indietro in classifica (al sesto posto) dagli errori commessi nel percorso di gara. Il 2,27 ottenuto dall'azzurro è infatti pari alla misura che regala il bronzo al bielorusso Pavel Seliverstau, ma nel conteggio complessivo pesano - ai danni di Chesani - i due falli commessi a 2,27 (uno) e 2,23 (il secondo). Quando l'asticella sale ulteriormente, a quota 2,30, non c'è niente da fare (malgrado il tifo scatenato di Gimbo Tamberi in tribuna). Chesani ha anche la classica "palla sul dischetto" al terzo tentativo sulla misura, quando un salto positivo gli regalerebbe ufficialmente il bronzo, ma l'esito non è quello sperato. L'oro lo prende, un po' a sorpresa, il polacco Sylwester Bednarek, che risale in classifica (aveva superato i 2,27 al terzo tentativo) valicando prima i 2,30 alla seconda, poi, unico a riuscire, i 2,32. L'argento è del britannico Robbie Grabarz, il cui ruolino è immacolato fino a 2,32, quando commette il primo errore, seguito da due altri rossi a 2,34.
I 3000 metri al maschile esaltano gli amanti delle prove tattiche. I primi due chilometri (2:50, 5:34) scorrono senza che accada nulla di particolare. La gara, ovviamente, diventa un chilometro lanciato, tra i mille contatti tipici di questa situazione. Gli azzurri Marouane Razine e Yeman Crippa scelgono condotte opposte: il primo cerca le posizione di testa, il secondo galleggia invece in quelle di coda. Alla fine, però, le strade dei due italiani finiranno per incrociarsi. Il finale è tutto nel confronto tra lo spagnolo Adel Mechal e il norvegese Henrik Ingebrigtsen, che finiscono nell'ordine (8:00.60 contro 8:00.93) davanti al tedesco Ringer (bronzo in 8:01.18). Razine non riesce a trovare lo spunto decisivo e nei metri finali è praticamente raggiunto dal compagno di nazionale Crippa, senza però che il sorpasso per il sesto posto si compia. A gara finita un supplemento d'emozione: Razine viene dapprima squalificato per invasione di corsia, poi, dopo il reclamo della delegazione azzurra, reinserito in classifica (8:04.19). Crippa termina in 8:05.63 (settimo).
Difficile trovare aggettivi per uno con la sua storia sportiva. Fabrizio Donato, capitano azzurro a Belgrado, centra l'ennesima medaglia di una carriera infinita, saltando sul'argento continentale di Belgrado. Il 17,13 che lo colloca al secondo posto finale, dista appena sette centimetri dall'oro, finito al collo di un altro atleta di lungo corso, il portoghese Nelson Evora (17,20). Al bronzo arriva invece il tedesco Hess, battuto da Donato di appena un centimetro (17,12), e che però in qualificazione, venerdì, era stato capace di saltare addirittura i 17,52 del mondiale stagionale. L'azzurro, dopo il salto da classifica, e con un tendine sempre "in rosso", evita di chiedere troppo ai suoi 40 anni e mezzo, e rimane seduto per tutti e tre i turni successivi, nei quali, di fatto, non succede più nulla. Nell'ultimo giro, con l'argento ormai al collo, Donato torna in pedana, senza però riuscire ad andare oltre i 16,43. Ma è una sorta di passerella, una sfilata a ricevere l'applauso di tutta la Kombank Arena, che saluta un vero e proprio Highlander dello sport continentale.