Scuola: a breve in Trentino arrivano 100 euro in più in busta paga
Pietro Di Fiore (Uil Scuola): "E’ una buona notizia, a forza di insistere siamo arrivati al risultato atteso. La trattativa ora procede con l’Apran: è lì che si negoziano i dettagli del contratto. Speriamo di concludere la trattativa entro gennaio"
TRENTO. Una buona notizia per i lavoratori della scuola, dovrebbe essere in arrivo già da gennaio 2022 l’aumento in busta-paga del 4,1% dello stipendio, pari a circa cento euro al mese.
Ma la misura tanto sospirata non è ancora stata resa stabile nel nuovo contratto, che rimane in attesa di rinnovo. È in dirittura d’arrivo l’annosa trattativa tra i sindacati e la giunta provinciale che dovrebbe portare ad un aumento salariale per i lavoratori della scuola.
Da quando nel 2018 è scaduto il contratto dei dipendenti pubblici, si è assistito a tre anni di “tira e molla” tra le parti sociali e il “datore di lavoro” che è la Provincia.
Dopo il congelamento dei vari protocolli d’intesa “causa pandemia”, i sindacati registrano con soddisfazione la disponibilità della giunta a trovare i 68 milioni di euro necessari ad aumentare del 4,1% (pari a circa cento euro lordi al mese) le buste-paga dei lavoratori scolastici. Ma la battaglia non è finita: rimane ancora inevaso il problema degli arretrati del triennio 2019-2021 e serve uno sforzo ulteriore per stabilizzare l’aumento stipendiale del 4,1% da inserire, sperano i sindacati, nel nuovo contratto di lavoro. Ne abbiamo parlato con Pietro Di Fiore, segretario di Uil Scuola Trentino.
Segretario, qual è l’attuale situazione contrattuale dei lavoratori scolastici in Trentino?
Tutte le categorie del pubblico impiego sono in attesa del rinnovo del contratto scaduto nel 2018. È un tema che riguarda tutti i dipendenti pubblici, che comprendono anche il personale scolastico e i lavoratori della sanità, in totale circa 38-39mila persone, di questi 34mila dipendenti a tempo pieno. Tra i dipendenti pubblici il personale scolastico rappresenta 11mila lavoratori. Dopo la scadenza del contratto del 2018, rimangono ancora da regolarizzare gli anni 2019, 2020 e 2021. Teniamo presente che la Corte costituzionale ha bocciato il congelamento dei contratti precedentemente in vigore. insomma la trattativa deve partire perché i tempi sono già scaduti.
Come si lavora con un contratto scaduto nel bel mezzo di una pandemia e con l’inflazione che rialza la testa?
È dal 2018 che i dipendenti pubblici e in particolare i lavoratori della scuola non hanno un aumento di stipendio. È un tema serio perché notiamo la crescita dell'inflazione e del costo della vita, anche se il presidente Fugatti per molto tempo ha ignorato il tema caro-vita in quanto saremmo stati in un periodo di deflazione “causa pandemia”.
Al momento gli stipendi per i lavoratori della scuola in Trentino sono modesti anche paragonati al livello medio nazionale: un insegnante di scuola primaria guadagna 1450 euro netti al mese contro i 1200 euro di media nazionale, che però non tiene conto delle 40 ore di didattica supplementare e di flessibilità che gli insegnanti in Trentino devono svolgere. Insomma, i lavoratori della scuola hanno visto impoverirsi le loro buste-paga ferme praticamente agli standard di dieci anni fa. Questo è inaccettabile, anche perché le scuole sono rimaste aperte durante l’emergenza sanitaria e il personale scolastico si è visto caricare di compiti non suoi, come la richiesta ai bidelli di farsi referenti covid.
Quanto è l’ammontare complessivo necessario per il rinnovo contrattuale?
In totale l'investimento necessario per rinnovare i contratti è di 68 milioni di euro, che porterebbero ad un aumento del +4,1% per il pubblico impiego. Inizialmente Fugatti voleva stanziare meno di un terzo delle risorse necessarie, in vista di futuri accantonamenti da destinare al rinnovo di contratto per il prossimo triennio. Ma non possiamo accettare una sorta di vacanza contrattuale “rimpinguata” da un aumento una tantum.
Il protocollo Fugatti, che era stato elaborato nel novembre e dicembre 2019 e che impegnava la giunta a recuperare e rinnovare i contratti, andava nella giusta direzione. Fu firmato nel gennaio 2020, poi arrivò la pandemia e tutto fu sospeso senza nessuna comunicazione verso le parti sindacali.
Ma dopo due anni di pandemia non può rimanere tutto fermo per sempre, qualcosa si muove?
A settembre 2021 si è iniziato a ragionare sulla nuova finanziaria provinciale. A dicembre 2021 è stato siglato un nuovo protocollo che portato al reperimento di quasi tutti i 68 milioni a utilizzo immediato, confermando l'aumento del 4,1%, che corrisponde a 100 euro lordi mensili, che dovrebbero essere erogati già da gennaio 2022.
È una buona notizia?
È una buona notizia, a forza di insistere siamo arrivati al risultato atteso. La trattativa ora procede con l’Apran: è lì che si negoziano i dettagli del contratto, in quanto la giunta provinciale invia le direttive e Apran elabora i contratti. Speriamo di concludere la trattativa entro gennaio.
E per quanto riguarda il recupero degli arretrati e il rinnovo del contratto, ci sono dei segnali?
Nelle prossime manovre di assestamento e di bilancio, bisognerà trovare i fondi per pagare gli arretrati del triennio 2019-2021. Ci preoccupa però l'atteggiamento del governo nazionale, dove il ministro Bianchi parla benissimo ma poi non fa nulla nel concreto. Se il governo nazionale non prende l’iniziativa, difficilmente l'amministrazione provinciale si muoverà e dovremo stare fermi anche noi.