I presidi (e anche i sindacati) in coro: classi da 20 alunni oppure a settembre niente presenza al 100%
Da lunedì prossimo in tutta Italia 7,6 milioni di studenti a scuola tra le proteste. Anche gli atenei in presenza
A settembre, se si vorrà tornare con tutti gli studenti a scuola, si dovrà abolire il limite del metro per il distanziamento, oppure bisognerà comporre classi da 20-22 alunni al massimo, eliminando per sempre le cosiddette classi pollaio.
Presidi e sindacati della scuola sono concordi: le classi italiane sono troppo affollate e se questo aspetto non è mai positivo per la didattica e l'interazione dei ragazzi, in epoca di pandemia rende praticamente impossibile la frequenza al 100% degli studenti.
“Le scuole italiane hanno un eccesso di alunni nelle stesse classi - dice il presidente dei presidi romani Mario Rusconi - da anni diciamo che avere oltre 20-22 studenti a classe è un non senso; oggi lo è dal punto di vista epidemiologico, ma è anche una aberrazione dal punto di vista formativo. Avere classi con 28, 30 e oltre ragazzi, magari con un disabile, significa avere una fabbrica di dispersione scolastica”.
Il decreto del marzo 2009 stabilisce i parametri per la formazione delle classi: devono essere da un minimo di 18 ad un massimo di 26 alunni alla scuola dell'infanzia (ma si può arrivare fino a 29), da 15 a 26 alle elementari (ma possono arrivare a 27) da 18 a 27 alle medie (ma si può derogare fino a 28), da un minimo di 27 fino a 30 alunni alle superiori.
Oggi i sindacati della scuola hanno avuto una informativa dal ministero dell'Istruzione riguardante gli organici per il prossimo anno scolastico.
Le prime indicazioni parlano del mantenimento dell' organico attuale, a cui si aggiungono oltre 5000 posti in più per il sostegno e 1000 in più per la scuola dell'infanzia.
“L'auspicio, vista la sensibilità del ministro Bianchi, è che si possano considerare le richieste della scuola per alleggerire l'affollamento nelle classi - dice la segretaria generale della Cisl Scuola, Maddalena Gissi - speriamo che se ne possa tener conto in vista del possibile incremento degli organici di fatto in giugno e che si possano rinnovare i posti Covid: si tratta di circa 75 mila contratti di cui 25 mila Ata e 50 mila ai docenti”.
Il tema è sentito dal ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi che in questi giorni ha detto che “uno degli obiettivi del governo è iniziare a ridurre la numerosità delle classi”.
Intanto da lunedì 26 aprile almeno 7,6 milioni di alunni saranno in classe, l'89,5% del totale. Ma il malumore di alcuni comitati e associazioni rimane forte, soprattutto per il balletto di dati che si è avuto in questi giorni.
“Siamo ad una situazione ridicola - sbotta Costanza Margiotta, docente di Filosofia del diritto all'università di Padova e portavoce del Comitato Priorità alla scuola che chiede da mesi che la scuola sia in presenza e in sicurezza - Siamo ai proclami buttati lì per vedere le reazioni di Regioni e sindacati. Le Regioni non sono in grado di garantire i servizi - trasporti e monitoraggi - i sindacati sono privi di senso civico e di responsabilità”.
Il Comitato chiede la stabilizzazione dei docenti precari “per non avere balletti di insegnanti da settembre a dicembre, come quest'anno, e vogliamo che non vengano formate classi con più di 22 allievi”. Per questo promuove una iniziativa domenica 25 aprile al Piccolo Teatro a Milano, una mobilitazione con i precari entro fine aprile e una manifestazione entro fine maggio per chiedere “che non si ripeta un terzo anno scolastico disastroso come questo”.
Intanto anche l'università si prepara al rientro: la Conferenza dei rettori delle università italiane ha avviato i piani di rientro per i prossimi mesi, anche per le sessioni di esami e di laurea. I rettori “ritengono centrale che questo rientro, seppure parziale e graduale, accompagni la vita nei nostri campus verso il prossimo anno accademico e una nuova normalità”.