Freschi: «Le regole della Dad trentina per le superiori anche nelle scuole medie»
Il presidente della consulta dei genitori: è meno probabile che si registrino tre positività in pochi giorni. E “Articolo 26” lancia l’allarme contro il pericolo bullismo per i non vaccinati
TRENTO. Cambiano le regole per il ricorso alla didattica a distanza nelle scuole dopo l’intervento normativo operato dal governo nazionale.
Ecco la situazione: alla scuola primaria, se prima la classe finiva in “dad” con due positivi in cinque giorni, ora il decreto-scuola ha alleggerito la soglia, indicandola in cinque positivi (presumibilmente) in cinque giorni, sempre senza distinzione tra vaccinati e non vaccinati.
Alle scuole medie, finora il principio è stato: con due positivi si va tutti a casa, ovvero in “dad”. Con il decreto viene introdotta la seguente novità: con due positivi, ad andare in “dad” sarebbero i non vaccinati, mentre i vaccinati e i guariti resterebbero in presenza.
Infine, alle scuole superiori la situazione è la seguente: se finora con tre positivi, a finire in “dad” erano i vaccinati, e con quattro positivi in “dad” ci finiva tutta la classe, la nuova norma del governo decreta che con due positivi, in “dad” ci vanno i non vaccinati ed è solo con cinque positivi che l’intera classe va a casa.
Dunque, se da un lato si riduce la soglia per mandare in “dad” i non vaccinati (passa da 3 a 2 positivi), dall'altro si alza la soglia per mandare in “dad” tutta la classe (soglia che passa da 4 a 5 positivi).
Abbiamo sentito a riguardo il presidente della Consulta provinciale Genitori Maurizio Freschi: «Sarei più favorevole all’estensione alle scuole medie della formula “trentina” prevista alle superiori, la quale prevede l’invio in “dad” dei non vaccinati con tre positività e l’invio in “dad” di tutta la classe con quattro positività.
È una soluzione migliore perché se è molto facile che si registrino due positività, costringendo i non vaccinati alla “dad” con molta più frequenza, non è altrettanto frequente che si registrino tre positività nel giro di pochi giorni.
È una soluzione che garantisce maggiormente la scuola in presenza per tutti e questo deve essere l’obiettivo».
Dopo la diffusione delle nuove norme governative, ha preso il via un serrato dibattito che ipotizza conseguenze psicologiche sugli studenti non vaccinati di questa che viene definita come una “discriminazione”.
A portare avanti queste rimostranze sono organizzazioni come “Articolo26”, associazione di genitori di orientamento “free-vax” che in passato aveva denunciato come mezzi di persuasione impropria i tentativi delle scuole di suggerire ai genitori la vaccinazione dei figli.
In un comunicato nazionale diramato poche ore fa, “Articolo26” ha denunciato un pericolo di “bullismo” verso i non vaccinati: «Dalle norme governative, emergono seri profili di criticità dal punto di vista della privacy e favoriranno con molta probabilità l’aumento di episodi di bullismo, prese in giro e discriminazione tra bambini e ragazzi», scrive l'associazione.
Sul tema, Freschi dice la sua: «Il bullismo nasce laddove il ragazzo non è educato al rispetto degli altri e può usare come pretesto qualsiasi elemento della persona, dal colore dei capelli, alla forma fisica, alla provenienza sociale. Insomma, credo che chi fa del bullismo contro chi è vaccinato o non lo è, non lo faccia per quel motivo, ma per sfogare la sua voglia di prevaricazione. Sono solo pretesti strumentali. In ogni caso, voglio precisare che la scelta di non vaccinarsi non è del ragazzo, ma della famiglia ed è ingiusto prendersela con lui per una scelta non sua».