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Dai cartoni animati ai giochi, l’inclusione nella scuola trentina degli studenti ucraini passa anche da qui

Iprase ha messo online sul suo sito una collezione di documenti utili ai docenti che si trovano a confrontarsi con gli studenti ucraini. Ma – spiega Maria Arici – l'ausilio didattico più importante è l'attenzione verso i bisogni emotivi dei loro alunni


di Fabio Peterlongo


TRENTO. Favorire l'inclusione dei bambini e dei ragazzi ucraini nelle classi, grazie all'ausilio di materiali didattici pluri-lingue ed un ripensamento delle modalità delle lezioni, per procedere nella direzione di una scuola più inclusiva verso tutte le fragilità. Iprase ha messo online sul suo sito una collezione di documenti utili ai docenti che si trovano a confrontarsi con gli studenti ucraini: piccoli ed utili glossari con le parole base della lingua ucraina, cartoni animati e libri didattici in lingua ucraina, giochi capaci di superare la barriera linguistica, compendi sulla storia dell'Ucraina e sul funzionamento del sistema scolastico ucraino, e molto altro ancora.

La professoressa Maria Arici, coordinatrice dell'area scuola e inclusione per Iprase, ha spiegato il senso dell'iniziativa e ha sottolineato la centralità dei docenti in questa particolare fase: «I materiali che abbiamo raccolto sul sito sono destinati ai docenti di tutti gli ordini e i gradi. Gli insegnanti trentini sono incuriositi, ma sanno che l'ausilio didattico più importante è quello che non si vede sul sito: è l'attenzione verso i bisogni emotivi dei loro alunni. Se non ci si sente accolti, difficilmente si riesce ad apprendere».

Professoressa Arici, la scuola trentina è pronta ad accogliere i bambini e i ragazzi ucraini?

Nella nostra pagina web sono stati messi a disposizione degli ausili didattici già presenti liberamente online, al fine di raccogliere materiali efficaci nel facilitare la comunicazione con i bambini e i ragazzi ucraini. Sottolineo che le scuole trentine non partono da zero: lavorano da anni sulle tematiche dell'inclusione linguistica tra i banchi di scuola ed in particolare il Clil è stato un'eccellente palestra attraverso la quale gli insegnanti hanno potuto sperimentare la didattica anche di alto livello attraverso lingue diverse dall'italiano.

Qual è lo sforzo più impegnativo che devono affrontare i docenti?

È centrale porre attenzione sulla relazione, non solo sui contenuti didattici. Si apprende solo se ci si sente accolti. L'accoglienza dev'essere lo stile della scuola, non solo la risposta all'emergenza. Ripensare le modalità con cui si fa lezione in maniera più inclusiva, distaccandosi dalla classica lezione frontale ed orientandosi verso il lavoro a piccoli gruppi, può aiutare non solo i bambini ucraini, ma anche i tanti studenti trentini con fragilità di diverso tipo.

Come si supera la barriera linguistica?

L'espressione "barriera linguistica" non mi piace, gli studenti ucraini hanno spesso un'alta scolarizzazione di rango per così dire "europeo", conoscono una seconda lingua e sono indiscutibilmente una ricchezza. Comunicare con loro è possibile, basta usare tutti i canali della comunicazione, tra cui quelli del gioco e del linguaggio del corpo. Il ruolo del docente è cruciale: è lui a trovare delle strategie per favorire la comprensione reciproca. In questo modo l'accoglienza degli ucraini è uno straordinario esercizio di educazione alla cittadinanza.

C'è poi il trauma psicologico vissuto, la guerra, la fuga. Che consiglio dà agli insegnanti?

Gli insegnanti e gli studenti trentini devono fare molta attenzione alla gestione delle emozioni dei bambini e dei ragazzi ucraini. Sono stati sradicati in maniera improvvisa e violenta dalle loro vite. In questa fase la centralità deve essere rivolta al benessere del bambino, più che ai programmi scolastici. I docenti devono essere in grado di applicare la giusta flessibilità. È opportuno perciò confrontarsi con gli altri docenti, per pensare magari a dei laboratori trasversali alle varie materie, in cui allo svolgimento del programma si affianca un'adeguata introduzione alla lingua italiana.

Che ruolo ha il gioco nel superamento delle differenze linguistiche?

Il gioco è cruciale anche perché ormai sappiamo che si apprende meglio quando c'è una componente di piacere e divertimento. E non vale solo per gli studenti: anche gli insegnanti lavorano meglio quando stimolati da una didattica coinvolgente. Ma bisogna fare attenzione a proporre agli studenti dei giochi proporzionati alla loro età. In passato, per facilitare la comprensione da parte dei soggetti stranieri, capitava che si proponesse a ragazzi grandi giochi e attività pensati per età molto più piccole. Anche questo non va bene, perché bisogna motivare e rispettare lo studente che ci si trova davanti.

C'è chi teme che per favorire l'accoglienza si sacrifichi la qualità della didattica. Cosa risponderebbe a questa obiezione?

La didattica inclusiva si può applicare anche agli insegnamenti "alti". Pensiamo ad una lezione di scienze, dove si utilizza un livello linguistico complesso. Immagino una lezione in cui gli studenti lavorano in piccoli gruppi sui temi della lezione.

Può fare un esempio?

Qualora all'interno del gruppo ci sia uno studente ucraino, potranno essere anche gli altri studenti a favorire la comunicazione, sempre con il sostegno imprescindibile del docente: il risultato può essere che alla fine della lezione, l'allievo ucraino avrà realizzato un cartellone con le parole chiave della lezione stessa.













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