Il caso

Sul Seceda per ammirare il tramonto: sorpresi dal freddo chiamano i soccorsi

Un gruppo di escursionisti sudcoreani ha chiesto aiuto ai Catores dicendo che alcuni di loro erano in ipotermia. I soccorritori: non si tratta di un caso isolato



ORTISEI. Volevano godersi lo spettacolo del tramonto in alta quota. A costo di trovarsi magari in difficoltà e chiamare il soccorso alpino. E infatti lunedì sera, dal Seceda sopra Ortisei, è arrivata ai Catores la chiamata da un gruppo di escursionisti sud-coreani che hanno appunto chiesto l’intervento dei soccorritori. Motivo: alcuni di loro, hanno spiegato chiedendo soccorso, avevano un principio di ipotermia. Cosa peraltro abbastanza improbabile visto la temperatura non certo bassa. Ma tant’è. I Catores si sono messi in moto con tempestività e hanno raggiunto gli escursionisti. È bastato poco per rendersi conto che non avevano problemi fisici.

 

Non è la prima chiamata di soccorso ingiustificata. Pochi giorni fa, sempre i Catores sono stati chiamati nella zona del rifugio Comici, sopra Selva, da un gruppo di escursionisti perché uno di loro aveva subito una contrattura. Anche qui, è venuto fuori che il gruppo aveva voluto assistere al tramonto sulle Dolomiti. Salvo poi trovarsi in difficoltà con il buio.

 

I volontari del soccorso alpino, in Gardena e chiaramente non solo in Gardena, sono preoccupati pensando a casi che potrebbero diventare sempre più frequenti. “Il problema di fondo - dice Giorgio Gajer, responsabile provinciale del Corpo nazionale Soccorso alpino e speleologico-Cnsas - è che si continua a pensare al soccorso alpino come a una sorta di taxi sempre pronto a intervenire. Tra l’altro, il taxi si paga mentre i nostri operatori si muovono gratuitamente mettendo anche a repentaglio la loro vita per prestate soccorso. Forse bisognerebbe introdurre un ticket per evitare che certe situazioni si ripetano”.

 

Un monito che sottolinea un problema non nuovo, alimentato da imprudenza, superficialità e anche scarsa educazione di molti escursionisti che affrontano la montagna. Salire in alta quota con scarpe da ginnastica o in infradito, non solo mette a rischio la propria vita, ma anche quella dei soccorritori chiamati a intervenire in situazioni di emergenza. Se poi alla base di tutto c’è la voglia di togliersi uno sfizio.. “La montagna è un ambiente affascinante ma imprevedibile, dove le condizioni meteo possono cambiare rapidamente, trasformando una tranquilla escursione in una situazione difficile - conclude Giorgio Gajer - Affrontare i sentieri montani senza un’adeguata preparazione fisica, senza abbigliamento idoneo e senza una pianificazione accurata è un atto di irresponsabilità, come quello di allertare i soccorritori solo perché ci si è voluti togliere un capriccio. I nostri volontari sono tutte persone che si impegnano ogni giorno per prestare soccorso e per dare un aiuto”.













Scuola & Ricerca

In primo piano