Ucraina, l’Italia pronta a mobilitare altri 3.400 militari
Forze speciali, aerei e navi nel fianco Est. Stanziati 174 milioni
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ROMA. In partenza per l'Europa orientale 1.350 militari della task force "ad elevata prontezza", in grado di schierarsi in teatro operativo nel giro di 2-3 giorni. Con loro 77 mezzi terrestri, 2 navi (nel secondo semestre dell'anno) e 5 aerei. Altri duemila uomini e donne in uniforme disponibili in caso di necessità. Nonchè la possibilità di dislocare un contingente come quello già presente in Lettonia in un altro dei Paesi dell'area che si sentono minacciati dall'offensiva di Mosca.
Si delinea l'impegno militare italiano nell'ambito del rafforzamento della deterrenza Nato nel fianco Est, per rassicurare gli Alleati dopo l'attacco russo in Ucraina. Il via oggi in Consiglio dei ministri, con un decreto legge che stanza 153 milioni di euro quest'anno e 21 milioni nel 2023 per il potenziamento della presenza militare sulla linea del conflitto. "Le forze - ha sottolineato il premier Mario Draghi nella sua informativa alle Camere - saranno impiegate nell'area di responsabilità della Nato e non c'è alcuna autorizzazione implicita all'attraversamento dei confini".
Via libera anche ad aiuti all'Ucraina, nelle operazioni di sminamento e con la cessione gratuita di "mezzi e materiali di equipaggiamento militare non letali di protezione" alle autorità governative per una spesa fino a 12 milioni di euro. Dopo l'informativa alle Camere ed il Consiglio dei ministri, Draghi si è recato al ministero della Difesa, dove, assieme al ministro Lorenzo Guerini, ha preso parte in videoconferenza al vertice straordinario sulla crisi convocato dalla Nato che ha formalizzato la strategia.
L'Italia parteciperà allo sforzo potenziando le missioni attuali: in Lettonia, dove ci sono 240 militari inquadrati nella 'Baltic Guardian', in Romania, dove saranno 12 gli aerei schierati e circa 130 gli uomini e nel Mediterraneo orientale, dove ci sono 235 unità di personale, due navi ed un aereo che sorveglia anche il Mar Nero. Saranno quindi mobilitati fino al 30 settembre altri 1.350 militari delle forze ad alta prontezza della 'Very high readiness joint task force', Vjtf in sigla Nato.
Fanno parte della Nato response force (Nrf), una forza multinazionale tecnologicamente avanzata composta da 40mila unità di terra, aria, mare e forze speciali rapidamente impiegabili. Le avanguardie della Vjtf, composta da 5mila uomini, si muovono, in gergo militare, 'at short notice', nel giro di 2-3 giorni per portare un messaggio chiaro contro l'escalation: ogni tentativo di violare la sovranità di una nazione Nato si tradurrà in un confronto militare con tutti i 30 Paesi dell'Alleanza. Gli italiani passeranno sotto la catena di comando e controllo del Comando supremo alleato in Europa (con sede a Mons, in Belgio) con le relative regole d'ingaggio. È stata, inoltre, innalzata la prontezza di 2mila unità di rinforzo (le Immediate follow-on forces group-Iffg) nel caso si debba ulteriormente potenziare il dispositivo su richiesta Nato o assicurare la rotazione delle forze ad alta prontezza.
L'Italia sta anche sondando il terreno con i Paesi del fianco Est maggiormente esposti alla minaccia russa per verificare la possibilità di organizzare una missione simile - anche numericamente - alla Baltic Guardian in Lettonia. Il decreto ha poi stanziato 11 milioni di euro per potenziare la tutela degli uffici italiani all'estero e del relativo personale. Saranno inviati anche 10 carabinieri di rinforzo. Il Consiglio dei ministri ha infine deliberato lo stanziamento di 3 milioni di euro per le iniziative di protezione civile di sostegno alla popolazione ucraina: l'Italia metterà a disposizione 200 tende da campo con 1.000 posti letto.