la guerra

Dall’Ucraina l’appello a tutti i produttori di vino per salvare i vitigni di Cherson

Denys sarà a Vinitaly: «Le bombe hanno distrutto i nostri locali e quelle di altri produttori della zona. I missili finiti nei campi hanno danneggiato le viti in ampie zone. Vogliano tornare a vendemmiare»


di Gianluigi Basilietti


VERONA. I filari delle viti divelti dai missili, i campi in fiamme, le cantine distrutte dalle bombe, trattori e camion ridotti ad ammassi di lamiera: l'orrore della guerra non risparmia neanche i vigneti nel sud dell'Ucraina, dove si producevano vini da dessert e cabernet.

"Sarò a Verona per far capire a tutti quanto sta accadendo a noi produttori" racconta all’Ansa Denys Khalupenko, 39enne produttore che con il padre Nikolay si è rifugiato in Germania e che arriverà in Italia per partecipare a 'Vinitaly'.

Denys produceva il vino in una cinquantina di ettari nella zona di Cherson, l'unica grande città ucraina al momento occupata dai russi, ad un'ottantina di chilometri dalla Crimea. Da lì l'esercito di Putin sta sferrando l'attacco a Mykolaiv, l'ultimo bastione prima di Odessa. Ed è lì, racconta Denys, che il 16 marzo scorso si è consumata una furiosa battaglia tra militari russi e ucraini. Proprio dove una volta si faceva il vino.

"I nostri vigneti, così come la cantina, il ristorante e l'hotel - spiega - si trovano alle porte della città di Kherson e sono finiti sotto i bombardamenti russi. Le bombe hanno distrutto i nostri locali e quelle di altri produttori della zona. I missili finiti nei campi hanno danneggiato le viti in ampie zone. E abbiamo perso tutte le attrezzature".

Prima ancora di sistemare la cantina e il resto, il problema più urgente è un altro: "dobbiamo salvare le piante".

Per "rinascere", il trentanovenne chiede aiuto "a tutto il mondo del vino": "chi può, ci venga in soccorso. Avremmo bisogno, ad esempio, di un piccolo trattore e poi anche di cisterne e botti".

"Vanno bene - precisa il produttore - anche macchinari vecchi e usati. Il nostro desiderio è di poter vendemmiare a settembre prossimo, così da produrre un po' di vino per la gente della nostra città, sperando che nel frattempo la guerra sia cessata". Ripensando al giorno dell'attacco, Denys ricorda che "fortunatamente tutti noi avevamo lasciato l'azienda e la nostra casa e nessuno è rimasto ferito". "Mio padre e un nostro collaboratore - racconta ancora - soltanto alcuni giorni fa hanno potuto raggiungere la cantina e potuto constatare i danni".

L'uomo, con la propria famiglia, da una decina di giorni ha raggiunto la Germania. "Con i miei figli - dice - siamo stati ospitati da alcuni amici produttori di vini". E ora il suo obiettivo è di partecipare al Vinitaly. "Ho già inviato in Italia alcune nostre bottiglie di vino per la degustazione e vorrei poter avere la possibilità di allestire un piccolo spazio per far vedere come erano le nostre cantine di Kherson, prima dell'invasione russa e come sono ridotte oggi".

"Il mio desiderio più grande? Ovviamente - conclude - che la guerra finisca al più presto così da poter tornare nella mia terra, tra i miei vigneti e ricominciare a produrre vino".













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