Mezzacorona, malore dopo lo scontro con la proprietà

Una delegata si sente male dopo un'accesa discussione con l'ad Rizzoli: proclamato lo stato di agitazione



MEZZOCORONA. È scontro aperto tra i sindacati e l’amministratore delegato del Gruppo Mezzacorona sca Fabio Rizzoli. Da 20 giorni Fai Cisl e Flai Cgil hanno proclamato lo stato di agitazione, con blocco degli straordinari, denunciando un clima di intimidazione creato in azienda, il blocco della contrattazione aziendale e il tentativo dell’azienda di imputare alle cernitrici una scarsa produttività.

La situazione è andata peggiorando nell’ultima settimana - denuncia la Cisl - con «episodi che hanno messo a dura prova la tenuta nervosa delle dipendenti, da ultimo la mancata concessione della sala abitualmente utilizzata per le riunioni sindacali». Venerdì, al termine di un’accesa discussione con Rizzoli, la rappresentante sindacale della Fai Cisl, Franca Iob, ha avuto un malore in seguito al quale è stata ricoverata all’ospedale S.Chiara.

Per Fulvio Bastiani, segretario organizzativo della Fai Cisl, si tratta «della goccia che ha fatto traboccare il vaso in un contesto di relazioni sindacali alquanto tese».

Negando la sala, accusa il sindacato, «Rizzoli, con questo ulteriore patetico tentativo di disturbo, ha voluto far risuonare “la voce del padrone” intimidendo le lavoratrici e apostrofando pesantemente la delegata, che ne ha pagato le conseguenze insieme ad una collega, anch’essa visitata al pronto soccorso». Venerdi è stato immediatamente proclamato uno sciopero per il pomeriggio.

Ma secondo il sindacato «l’azienda ha intimato alle lavoratrici, verbalmente e quindi illegittimamente, di non presentarsi lunedì al lavoro e addirittura di informarsi giorno per giorno, telefonando per chiedere se si lavorerà». «Una cosa fuori dal tempo che qualifica le persone che la propongono: le lavoratrici si presenteranno regolarmente al lavoro». Dura la reazione della Cisl: «I paladini della piana, che si vantano di aver salvato il Consorzio Valdadige dal fallimento, non credano di poter risanare i conti sulla pelle delle lavoratrici, che ricordiamo nella stragrande maggioranza dei casi, sono mogli o figlie di soci e contadini conferitori e quindi non hanno nessun interesse a remare contro l’azienda. Si interroghino invece sulla cattiva gestione del Consorzio che ha creato un clima in sala di lavorazione insostenibile, con situazioni molto vicine al mobbing».

«Come ci ricorda l’amministratore delegato, non possiamo certo stipendiare le cernitrici, ma diamo loro voce per tutelare la dignità più volte calpestata in questo periodo. Rizzoli, invece di autocelebrarsi rammentandoci ad ogni pie’ sospinto gli anni di attività imprenditoriale, porga le scuse alla sua collaboratrice ricoverata e favorisca in tempi strettissimi l’apertura di un tavolo per riprendere la contrattazione aziendale convocando esclusivamente le federazioni di categoria titolate: lo chiediamo a gran voce da tempo».













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