Commercio, la Provincia ricorrerà alla Consulta
Verso l’impugnazione del decreto Monti sugli orari di apertura dei negozi Il parere del costituzionalista Onida: violate le prerogative dell’Autonomia
TRENTO. La Provincia impugnerà davanti alla Corte costituzionale il decreto “salva Italia” del governo nella parte relativa alla liberalizzazione del commercio. È un cambio di strategia: finora infatti Piazza Dante ha preferito attendere che fosse casomai Roma a farlo, nei confronti della normativa provinciale. Ma la “missione” milanese di ieri dell’assessore al commercio Alessandro Olivi, dal costituzionalista Valerio Onida al quale era stato chiesto di valutare i profili della controversia (e dunque gli spazi di manovra trentini) sembra aver cambiato il quadro. Anche perché, ma in questo caso il ragionamento è prettamente politico, in questi mesi sul medesimo provvedimento di Monti davanti alla Consulta si sono via via accumulati i ric orsi di Piemonte, Lombardia, Veneto, Toscana e lazio, oltre a quelli delle Regioni autonome Friuli-Venezia Giulia e Sardegna.
I punti dello scontro sono noti: il governo ha introdotto di fatto la liberalizzazione totale degli orari di apertura degli esercizi commerciali. Mentre in Trentino, da due anni, è in vigore una normativa (la cosiddetta “legge Olivi”) che, pur introducendo ampie innovazioni in materia di tutela della concorrenza (come previsto dalle direttive comunitarie), lascia comunque all’ente pubblico una sostanziale potestà regolatrice. Il responso di Onida è duplice: da un lato, secondo il costituzionalista, la normativa trentina “si tiene”, nel senso che la tutela della concorrenza non passa necessariamente per l’abolizione di ogni regola, che potrebbe anzi alla fine favorire alcuni operatori, cioè la grande distribuzione. Dall’altro lato, quello più propriamente di natura istituzionale, si può effettivamente sostenere che il provvedimento statale violi le prerogative della Provincia, che in materia di commercio ha potestà legislativa.
Nei prossimi giorni il professor Onida metterà nero su bianco un parere, che verrà poi valutato in Provincia. Ma questo passaggio avverrà alla luce di una diversa strategia, più “aggressiva”: anche perché sono molti gli operatori commerciali che attendono di sapere come la Provincia intenda muoversi. Il tutto, dopo un passaggio in giunta, sfocerà dunque nella decisione di sollevare una questione di legittimità costituzionale. Decisione della cui opportunità Olivi è fermamente convinto: «Il filtro di una declinazione territoriale delle direttive comunitarie va tenuto fermo». Anche per non creare un precedente che in futuro potrebbe condizionare altri settori. Nelle prossime settimane l’assessore intende comunque portare attorno a un tavolo i principali operatori (Unione e Confesercenti, ma anche Sait e Gruppo Poli) per un confronto a tutto campo.
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