Torcegno riporta a casa le spoglie di Tarcisio delle Alpi 

Almiro Faccenda 103 anni fa fu protagonista di un singolare “Fatto eucaristico”. Poi si fece prete nel ’32 e morì nel ’68



TORCEGNO. Tornano a casa le spoglie di don Almiro Faccenda. Il "Tarcisio delle Alpi", come fu chiamato, sarà accolto dai suoi parrocchiani martedì prossimo e, per una settimana, sono diversi i momenti di preghiera e di ricordo in programma.

Sono passati 103 anni da quel 19 novembre 1915 che lo ha visto protagonista del singolare "Fatto eucaristico" e la notizia dell'arrivo dei resti mortali da Roma in concomitanza con l'anniversario di quel giorno è stata accolta con gioia. Una storia speciale la sua, motivo d'orgoglio per i traozeneri, ricordata in un quadro nella chiesa parrocchiale ma anche in un libro e nel documentario realizzati in occasione del centenario dal fatto. Siamo nel 1915, nel pieno della guerra: gli uomini erano al fronte e Torcegno alla vigilia di un’evacuazione forzata. Il parroco, don Vito Casari, accusato di filo-italianità, fu arrestato dall’esercito austriaco. Dopo di lui toccò al cappellano, don Guido Franzelli. Questi, prima di lasciare il paese, incaricò il piccolo Almiro Faccenda, chierichetto di 7 anni che abitava vicino alla chiesa, di distribuire l’eucaristia, altrimenti esposta al pericolo della profanazione. Era il 19 novembre 1915 e i fedeli fecero più volte la fila finché l'eucaristia non fu finita. L’episodio ebbe grande risonanza sia sulla stampa italiana che straniera e fu portato in scena nei teatri trentini, suscitando tenerezza e commozione. Del fatto si interessò anche Papa Benedetto XV. «Oggi forse non si è in grado di afferrarne tutta la singolarità, perché il Concilio Vaticano II ha favorito un notevole avvicinamento all’eucaristia, ma allora l’episodio fu veramente singolare», scriveva nel 1988 monsignor Armando Costa nel libro “Il Tarcisio delle Alpi”. Così infatti fu soprannominato Almiro, il “candido eroe” diventato poi sacerdote, paragonato a San Tarcisio che portava la comunione nelle catacombe ai prigionieri cristiani. Dopo quell'episodio anche il piccolo Almiro, insieme alla sua famiglia, dovette abbandonare Torcegno e raggiunse Trecate, cittadina in provincia di Novara. Qui fu accolto ed ebbe modo di conoscere gli Oblati di San Giuseppe, congregazione in cui, al termine del conflitto e dopo un breve ritorno a Torcegno, chiese di entrare. Frequentò le scuole medie, ginnasio e liceo ad Asti e poi fu mandato a Roma dove si laureò in filosofia. Ordinato sacerdote nel 1932, il 9 ottobre di quell'anno celebrò la prima messa a Torcegno. Tornato a Roma, completò gli studi con la laurea in teologia e fu mandato parroco a Canosa di Puglia, Milano fino a diventare sacerdote della nuova parrocchia di San Giuseppe dell'Aurelio, a Roma. Morì il 1° gennaio 1968 e fu sepolto nella cappella della Congregazione, a Roma. Sulla sua tomba nel 1989 il Coro Sasso Rotto (ora Coro Lagorai) e la comunità di Torcegno posero una targa a ricordo del Tarcisio delle Alpi. Dal 2015 anche una via del paese porta il suo nome.

Già nel 2005, in occasione del 90° anniversario dal Fatto Eucaristico, su iniziativa di alcuni parrocchiani, sostenuti dal parroco don Franco Torresani, da monsignor Tommaso Stenico e dal maestro Giulio Candotti, erano stati attivati i contatti con Roma per riportare le spoglie in paese, proseguiti un pellegrinaggio a Roma due anni dopo, insieme al coro parrocchiale.

La data è quella di martedì 13: alle 19 saranno accolte in piazza, quindi la processione fino alla chiesa e la messa. Altre celebrazioni si terranno nei giorni successivi e sabato sono in programma una visita guidata e la proiezione del documentario. Domenica18 alle 10 una messa solenne al termine della quale le spoglie saranno tumulate nella cappella del cimitero. Infine lunedì 19, alle 3.30 del mattino la veglia di preghiera per la pace e a seguire la celebrazione eucaristica. Nell'intera settimana saranno presenti i confratelli di don Almiro della Congregazione degli Oblati mentre sabato e domenica arriverà una delegazione di Trecate, cittadina che ospitò il piccolo Almiro ed altri profughi del paese e che nel 2017 ha stretto un Patto d'Amicizia con Torcegno.













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