Arte del rame di Borgo in mostra 

Un pezzo di storia dei cesellatori che iniziarono nella fabbrica Casagrande è esposta allo Spazio Klien


di Marika Caumo


BORGO. Un salto nel passato, per scoprire quell'arte che fece conoscere Borgo Valsugana in tutto il mondo. Per riportare ricordi in bianco e nero a chi quegli anni li ha vissuti e ne ha memoria, ma soprattutto per far conoscere ai più giovani la storia dell'artigianato locale, della lavorazione del rame e dell'ottone che dava origine agli splendidi prodotti che uscivano dall'officina di Egidio Casagrande e dalle botteghe dei cesellatori. Piatti e quadri che rappresentano scene di vita agreste, scorci di Borgo, animali, momenti e personaggi legati alla storia ed alla religione. Ma anche anfore, vasi e fioriere, orologi, segnavento, specchi, monili, crocifissi ed arte sacra. C'è anche l'angioletto su conchiglia, elemento della storica fontana "di Evita", simbolo di Casagrande e della stessa Borgo, che per mezzo secolo - fino al 2002 - ha dato il benvenuto all'ingresso del paese, girando il mondo attraverso foto e cartoline. Oggetti unici, realizzati a mano, che hanno preso forma colpo dopo colpo. Sono esposti allo Spazio Klien al piano terra del Municipio fino al 2 settembre (dal martedì al sabato dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19, domenica 10-12).

L'idea di togliere questi preziosi manufatti dalla soffitta e dai cassetti dove erano riposti è di cinque signori dai candidi capelli: Marino Cipriani, Bruno Sordo, Ezio Casagrande, Giuseppe Camossa e Bruno Dalvai. Ad accomunarli la professione: tutti loro, ormai pensionati, hanno iniziato lavorando il rame e l'ottone all'interno della fabbrica del Casagrande (Ezio è il figlio di Egidio), aperta alla fine degli anni Trenta e chiusa nel 1986. Dapprima come giovanissimi apprendisti, poi operai specializzati e cesellatori esperti. «In particolare dal 1955 al '60 ci fu un boom tremendo e in quella fabbrica in via Roma eravamo 120 operai. Partivano container diretti in tutto il mondo», ricorda Bruno Sordo, che negli anni di grande lavoro in fabbrica aveva ben 27 cesellatori a cui insegnare i rudimenti di quest'arte. Alcuni di loro poi hanno messo su impresa. Realizzavano oggetti d'arredo, quadri, specchi, piatti ma anche altari e oggetti sacri. "Un artigianato che è proseguito fino ai primi anni Duemila e poi non ha più avuto seguito. Tutti hanno chiuso perché le commissioni erano poche, non c'era mercato" prosegue Marino Cipriani. E' cambiato il modo di arredare le case, si è fatta avanti la produzione industriale. "Una volta le case erano in legno ed il rame sta bene sul legno. E poi è arrivato lo <stampaggio>, che ha permesso di comprare oggetti in rame a minor prezzo: le nostre opere invece erano tutte originali, fatte a mano una per una, adottando accorgimenti per far si che non si potessero stampare" spiega. Una serie di circostanze che di fatto hanno portato alla chiusura delle aziende artigiane. "Abbiamo provato a trovare qualcuno che andasse avanti, che volesse specializzarsi. Abbiamo assunto apprendisti ma, o perché non piaceva il lavoro o perché trovavano altre occupazioni più redditizie, non ci siamo riusciti" precisa Cipriani. Nei loro volti una smorfia di dispiacere, negli occhi l'amarezza nel constatare che quell'arte della lavorazione e produzione di oggetti d'arredamento, che negli anni Cinquanta e Sessanta ha reso grande Borgo e la Valsugana dando lavoro a molte famiglie, non avrà un futuro. Almeno non in valle, non ora.

Ma quello che è stato non va dimenticato. Per questo, appoggiati dall'assessore Enrico Galvan, hanno voluto esporre le loro opere. All'inaugurazione anche ex colleghi e il maestro cesellatore Pierino Navarini. Tantissime le persone che in questi giorni visitano l'esposizione, per molti l'occasione di riassaporare fatti, luoghi e persone che non ci sono più. "Dopo diversi anni in cui questa attività è scomparsa, le giovani generazioni non sanno cosa è stato fatto a Borgo, non conoscono l'artigianato che è stato portato nel mondo. Mettiamo in mostra le cose che abbiamo in casa, siamo ancora in grado di insegnare" concludono. L'auspicio è che qualche giovane si appassioni a questo mondo. C'è ancora tempo per apprendere tecniche e segreti custoditi da questi cinque artisti.













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