Incuria e niente sfalci, il bosco si “mangia” i prati
Avio. I prati curati o pascolati nella zona di Madonna della Neve sono solo un ricordo. Ora quei pascoli offrono una spettacolo davvero desolante che questa parte del monte Baldo non meriterebbe. Si...
Avio. I prati curati o pascolati nella zona di Madonna della Neve sono solo un ricordo. Ora quei pascoli offrono una spettacolo davvero desolante che questa parte del monte Baldo non meriterebbe.
Si tratta, è pur vero, di terreni privati, e i rispettivi proprietari avranno anche le loro buone ragioni per tenerli in questo stato. Tuttavia i pascoli e i prati trascurati in questo modo rappresentano di sicuro un brutto biglietto da visita che si offre ai numerosi escursionisti di passaggio.
Anche certi prati gravati da uso civico ( definiti Colonelli) e dati in concessione a privati per lo sfalcio però non vengono adeguatamente curati.
La inevitabile conseguenza dell’incuria è che il bosco avanza sempre di più, impadronendosi delle superfici prative. Basta farsi una camminata dal Buffon alla Cola, dalle Pareane al Galinet per rendersene conto di quante zone prative siano venute meno in pochi anni, ormai finite inglobate nel bosco.
Fino a dove arrivano i macchinari, lo sfalcio è (quasi sempre) garantito ma purtroppo sono ben pochi gli affittuari che si preoccupano di completare il lavoro con le operazioni manuali, unico sistema per curare i prati dove le macchine non possono essere impiegate.
Di questo passo, però, se non si imporranno delle precise regole per lo sfalcio e la cura della zona, le superfici prative del Baldo aviense finiranno per ridursi sempre più, lasciando campo al bosco che avanza inesorabile. F.R