Zeni: «Ecco perché Mattarello conviene»

Il neoassessore e l’ipotesi del trasferimento del Not: più spazio, meno opere su parcheggi e viabilità, più distante dall’Adige


di Chiara Bert


TRENTO. Maggiori spazi (30 ettari), più spazi per i parcheggi e meno modifiche necessarie alla viabilità (come il nuovo sottopasso previsto a Ravina), una maggiore distanza dal fiume Adige e dunque meno interventi sulla stabilità del terreno. Il nuovo assessore alla sanità Luca Zeni spiega in cosa consisterebbero i risparmi di un eventuale trasferimento del nuovo ospedale dall’attuale area di Mas al Desert a Mattarello, sull’area rimasta libera dopo che lo Stato ha rinunciato alle nuove caserme. E prova a spiegare anche perché, nonostante uno studio tecnico pronto da 8 mesi con tre ipotesi sul tavolo (Trentino di ieri, ndr), la Provincia non ha ancora deciso come procedere con il nuovo bando di gara: «Il rischio zero di ricorsi quando si parla di appalti non esiste, ma questa volta l’asticella dev’essere altissima».

Assessore Zeni, perché dopo aver annunciato in due occasioni una decisione a breve, il nuovo bando per il Not non c’è ancora?

Con una battuta potrei rispondere che se non si decide per 8 mesi, poi non si può chiedere a me che sono assessore da una settimana. Ma il punto è che, vista com’è andata la scorsa gara, cerchiamo di fare il meglio possibile. Bisogna accelerare ma fare bene.

Tutte le tre ipotesi in campo presentano rischi di ricorsi e richieste di risarcimento. Avete escluso il rinnovo della gara partendo dai quattro concorrenti del primo bando?

È l’ipotesi meno forte. Il ricorso nei grandi appalti è la regola. Il rischio zero non esiste ma si tratta di trovare la proposta giuridica più solida.

La paralisi di oggi sconta però un errore della Provincia, la composizione della commissione che aveva valutato le offerte annullata dai giudici.

Io non entro oggi su ciò che è stato. Il mio impegno è porre la massima attenzione ai passaggi giuridici. Sappiamo che è una materia delicata, serve la massima serietà e quindi l’asticella dev’essere altissima.

Avete spiegato perché la costruzione e gestione diretta oggi conviene rispetto al project financing del primo bando. Ma dove sta il vantaggio di cambiare la localizzazione?

Il nostro approccio è questo: c’è un terreno, a Mattarello, che prima non era disponibile. È doveroso valutare i pro e i contro di questa opzione. Lo abbiamo comunicato al Comune di Trento e posso garantire che c’è il massimo rispetto delle competenze di ciascuno e che non ci saranno scelte calate dall’alto. Ma lo stop al primo bando è stata l’occasione per rivalutare una serie di cose, tra cui l’area.

In via al Desert c’è un’area già apprestata ed è stato realizzato il Centro per la protonterapia. Perché Mattarello converrebbe?

A Mattarello c’è un’area più grande di quella di via al Desert, e questo è un valore aggiunto perché significa meno opere sui parcheggi e molte meno modifiche necessarie per la viabilità. Un altro aspetto è che l’area di Mattarello è più distante dall’Adige e questo richiede una minore attenzione alla stabilità del terreno. Un terzo elemento è che sarebbe vicina al Nucleo elicotteri, per cui si può immaginare un sottopasso di collegamento.

Che senso ha lasciare la Protonterapia già realizzata senza l’ospedale?

Va detto che la Protonterapia è un centro a sè, una struttura che funziona da sola. Le stime sono di 4-500 pazienti all’anno ma solo un 10% avrà bisogno di trasporto all’ospedale, si tratta di qualche decina di persone.

Lo studio stima 4 anni per realizzare il Not. Quali investimenti serviranno sul S.Chiara?

Il S.Chiara necessita di interventi perché ha problemi strutturali. Va garantita la qualità perché per qualche anno dovrà continuare a lavorare. Ma in prospettiva va sostituito perché gli investimenti necessari sarebbero così alti che conviene realizzare un nuovo ospedale.

C’è chi teme che lo spostamento del Not a Mattarello significhi anche la chiusura dell’ospedale di Rovereto. C’è questa ipotesi?

No. Sicuramente non possiamo avere due doppioni ma il S.Maria del Carmine rientra in un disegno di rete ospedaliera: vanno diversificate le specializzazioni rispetto a Trento.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano