Volontariato: in Trentino quattromila associazioni a rischio

Il taglio del 5 per mille fa paura. La Lilt: «Non vogliamo ridurre i servizi»


Marzia Bortolameotti


TRENTO. Quattromila enti non profit in Trentino rischiano di perdere risorse fondamentali se il governo dovesse procedere con il taglio del 5 per mille. Le associazioni sono sul piede di guerra: alcune realtà sopravvivono proprio grazie a questi contributi. Gli enti trentini hanno così deciso di sottoscrivere l'appello nazionale che chiede di ripristinare subito il 5 per mille. Dopo la notizia che il governo è deciso a tagliare del 75% l'importo loro devoluto passando da 400 a 100 milioni di soldi distribuiti con il 5 per mille, le associazioni sono in agitazione. C'è chi rischia di perdere qualche centinaio di euro e chi invece 100 mila euro. Questo è il caso della Lilt (Lega italiana lotta ai tumori): «Il volontariato rischia la paralisi - spiega Mario Cristofolini, presidente della sezione di Trento - abbiamo quindi deciso di sottoscrivere l'appello nazionale che al momento comprende oltre 12 mila associazioni. Dovremmo tagliare servizi sulla casa di accoglienza, sull'ambulatorio della diagnosi precoce e parte della fisioterapia». Rischiano di perdere 20 mila euro annui il Villaggio del Fanciullo Sos e l'Ana di Trento. «Non è solo una perdita materiale - afferma il presidente, Giuseppe Demattè - ma anche l'affetto che i nostri contribuenti ci manifestano nello scegliere noi come destinatari del 5 per mille». Per le Acli si tratta di una perdita stimabile sui 50 mila euro. «Siamo preoccupati. Questi contributi erano destinati alla Casa Sociale e del Lavoro e alla costruzione di una scuola in Mali: dovremmo ridimensionare questi progetti». In allarme anche enti come Villa Sant'Ignazio: «È un taglio rilevante, perché quei soldi li utilizzavamo per il Servizio Civile e per i progetti a sostegno di una cultura dell'accoglienza, si parla di un mancato introito di circa 15 mila euro» spiega il coordinatore Massimo Komatz. Si parla di poche centinaia di euro per Italia Nostra, «ma fondamentali per pagare le spese della nostra sede, come parte dell'affitto, e portare avanti le nostre battaglie ambientali» aggiunge Salvatore Ferrari. Infine le associazioni più piccole: anche quelle ne risentiranno. Per il presidente di Tremembè (si occupa di solidarietà internazionale), Armando Stefani: «Si tratta di una vera batosta. Le piccole realtà sono le più colpite, perché è difficile racimolare fondi da altre parti. Significa dover rinunciare a qualche progetto. È una scelta politica pesante per il volontariato». Per cooperativa sociale Is-Land, che si occupa di disagio giovanile, «il 5 per mille è un'entrata importante. Ci tolgono dei contributi difficili altrimenti da reperire» conclude Michael Robinson.













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