Vitalizi, tagli graduali I vecchi ci guadagnano
Chi ha più di 80 anni dovrà restituire il 16%, chi è sotto i 60 quasi la metà Capigruppo, accordo sulle linee guida. Ma non c’è ancora l’età pensionabile
TRENTO. La scure dei tagli ai maxi-vitalizi si abbatte con più forza sugli ex consiglieri più “giovani”: quelli sotto i 60 anni di età, che dovranno restituire - questa è la stima - circa la metà di quanto incassato come attualizzazione, quelli tra i 60 e i 70 quasi il 38%. Mano decisamente più leggera invece nei confronti dei più vecchi: gli over 70 dovranno ridare indietro poco più di un quarto delle liquidazioni d’oro, chi ha più di 80 anni solo il 16%. È questo l’effetto della nuova proposta di riforma presentata ieri ai capigruppo regionali dal presidente del consiglio regionale Diego Moltrer a nome dell’Ufficio di presidenza. Una proposta che ha incassato un accordo di massima sulle linee guida. Ora Moltrer lavorerà alla stesura di un disegno di legge. Obiettivo: portarlo in commissione il 22 maggio.
TAGLI PROGRESSIVI SUL PASSATO. È questa la novità più forte rispetto alla proposta che finora era sul tavolo, quella presentata dai due presidenti Ugo Rossi e Arno Kompatscher sulla base dei contributi dei consulenti Nogler, Falcon e Crenca. La riduzione dei maxi-vitalizi liquidati ai consiglieri come attualizzazione (in totale 53 milioni di euro, 22 già liquidati e 31 congelati nel Fondo pensionistico Family fino al 2018) sarà progressiva. Il tasso di sconto - ovvero il tasso di interesse prevedibile - che la riforma del 2012 aveva fissato a 0,81%, dunque molto basso e molto conveniente per i beneficiari - sarà rapportato alla speranza di vita residua di ciascun consigliere, aspettativa calcolata sulla base della tabella dei titoli di stato della Banca d’Italia, togliendo l’incremento del 13,6% che fu “regalato” nel 2012 ai consiglieri. Questo meccanismo di calcolo dei tassi produce una «curva»: l’effetto è che i tagli vanno a penalizzare di più gli ex consiglieri con un’età più bassa, molto meno chi ha dai 70 anni in su. Questo perché chi ha una speranza di vita più lunga ha ricevuto importi attualizzati molto più alti. Se il consigliere non fosse in grado di restituire la differenza, perché non ha liquidità, si recupererà sulle quote del Fondo Family.
VITALIZIO RIDOTTO DEL 20%. Alla riduzione sulle somme attualizzate si aggiungerà un taglio del 20% sull’importo del vitalizio, che la riforma del 2012 aveva portato ad un massimo di 4.127 euro lordi (2.858 euro netti).
CHI DEVE RESTITUIRE TUTTO. La maggior parte dei 123 consiglieri che hanno ricevuto le super-liquidazioni dovranno restituirne dunque una parte, dal 16 al 49%. C’è però chi dovrà restituire tutto, sia anticipi che quote del Fondo Family. Sono quei consiglieri che ancora non beneficiano del vitalizio. E qui entra in gioco l’età pensionabile. La legge del 2012 ha fissato a 65 anni l’età in cui matura il diritto al vitalizio chi ha fatto due legislature, 60 anni con tre e 55 anni con quattro. Con la proposta Rossi-Kompatscher erano una quarantina i consiglieri - passati e attuali - che avrebbero dovuto restituire tutto e attendere i 66 anni, età a cui veniva spostato il diritto a beneficiare della pensione. Tra loro, per esempio, Lorenzo Dellai, Marta Dalmaso, Mauro Gilmozzi, Silvano Grisenti, Walter Viola, Franco Panizza, Sergio Divina.
ETÀ PENSIONABILE: SI TRATTA. Per i consiglieri ed ex che non hanno maturato il diritto l’attualizzazione sarà revocata e sarà ricalcolata al momento in cui raggiungeranno l’età pensionabile. Ma nella proposta dell’Ufficio di presidenza questa età ancora non è stata fissata e su questo punto è facile attendersi un acceso dibattito. «Per i parlamentari è di 60 anni, 65 anni per chi ha una sola legislatura», ricorda Moltrer. Sicuramente si alzerà rispetto ad oggi ma potrebbe rimanere una progressività.
PICCOLO SACRIFICIO. Per i consiglieri eletti nella XIV legislatura, quelli che si sono visti restituire dopo soli 5 anni ben 210 mila euro di contributi, la proposta è che ne restituiscano 16 mila, l’equivalente degli interessi maturati dal Fondo pensionistico.
REGIONE: BASTA PENSIONI. L’altro capitolo della riforma riguarda il futuro. Confermato il principio che la Regione non dovrà più erogare pensioni. Cambia però l’impostazione: la proposta Rossi-Kompatscher prevedeva indennità differenziate per i consiglieri (più bassa per chi è lavoratore dipendente e gode dei contributi figurativi dell’Inps), nella proposta Moltrer la Regione continuerà a versare un contributo ai consiglieri, fino a un massimo del 24,20% (che si ridurrà per chi già gode di contributi figurativi).