Vitalizi d’oro, quei «regali» sospetti agli ex consiglieri
Ecco la delibera sotto accusa dell’Ufficio di presidenza: speranza di vita più lunga e tasso superconveniente
TRENTO. Un incremento del 13,6% dell’aspettativa di vita restante. Ovvero quattro anni di vita in più assegnati agli ex consiglieri regionali rispetto a quelli che sarebbero loro stati attribuiti dalle tabelle di mortalità. Perché? Per via della speranza di vita a livello regionale, più alta rispetto alla media nazionale, e per le “caratteristiche proprie del gruppo dei soggetti in analisi”.
Eccolo uno dei punti chiave della delibera con cui l’Ufficio di presidenza del consiglio regionale, il 9 aprile 2013, ha adottato i parametri per la contestata “attualizzazione dei vitalizi» ai consiglieri in pensione. Ovvero la liquidazione anticipata decisa per compensare la riduzione degli importi dei vitalizi (con un tetto di 2900 euro netti al mese), così da garantire la sostenibilità economica del fondo regionale. Quel fondo non avrebbe potuto reggere a lungo sotto il peso di vitalizi troppo alti e in continuo aumento: basti ricordare che dei 123 ex consiglieri regionali che hanno maturato il vitalizio prima della riforma del 2012, c’era chi incassava oltre 6 mila euro al mese.
E allora ecco l’attualizzazione dello scandalo, approvata con delibera votata a maggioranza dall’ex ufficio di presidenza (composto dalla presidente Thaler, il suo vice Marco Depaoli dell’Upt, Mattia Civico del Pd, gli altoatesini Mussner e Munter della Svp e Donato Seppi di Unitalia), con la sola astensione di Seppi. Cosa dice quella delibera oggi sotto accusa? Spiega che per stabilire criteri scientifici per quantificare il valore attuale dei vitalizi è stato affidato uno studio al professor Gottfried Tappeiner dell’Università di Innsbruck (e presidente di Pensplan che gestisce l’ormai famoso Fondo Family). I parametri propostoi nello studio sono stati adottati e hanno tenuto conto: della tavola di mortalità Ips55 quale base di calcolo, conteggiando però un incremento dell’aspettativa di vita dei consiglieri fino a 4 anni. Il perché lo ha spiegato in un’intervista lo stesso Tappeiner: «I politici sono un gruppo troppo ristretto, non rientra tra i campioni rappresentativi della popolazione. Si doveva quindi verificare se c'è una correlazione tra l'appartenza a certi gruppi e l'aspettativa di vita. In base ad alcuni studi è emerso che i politici hanno una aspettativa di vita più alta rispetto alla media. La forbice era di 2-6 anni di vita in più». L’ex presidente del consiglio provinciale di Bolzano Mauro Minniti, per dire, ha raccontato di aver ricevuto un’aspettativa di vita di 85 anni. E ha portato a casa più di 1,3 milioni di euro. Ma c’è un secondo aspetto che, tra i parametri adottati, solleva più di un dubbio: il tasso di sconto applicato, ovvero il tasso di interesse prevedibile”, che l’ufficio di presidenza fissò allo 0,81%. Sul punto sono intervenuti con un’interrogazione i consiglieri Verdi altoatesini, Riccardo Dello Sbarba, Brigitte Foppa e Hans Heiss. Un tasso «straordinariamente basso», scrivono i consiglieri, «che dunque ha aumentato notevolmente l’entità dei pagamenti anticipati». Il motivo è questo: nel caso di somme anticipate su pagamenti futuri (e la quota del vitalizio rientra tra questi), dal totale va tolto ciò che una persona, investendo a un normale tasso d’interesse questi soldi, può ricavare negli anni. I consiglieri Verdi citano l’ex direttore generale del Raiffeisenverband Konrad Palla, il quale ha dichiarato alla Tageszeitung che «nell’attuale mercato finanziario gli interessi ottenibili si aggirano tra il 2 e il 3% e che dunque un tasso di sconto del 2,5% sarebbe stato quello corretto». Cioè tre volte tanto lo 0,81%. «Perché allora si stabilì quel valore, di cui lo stesso Tappeiner dichiara oggi di non saperne nulla?», chiedono i Verdi. Il sospetto è che si sia trattato di un regalo.