sanità

Via le mammografie, dalle valli parte la rivolta

Oggi in giunta la delibera che centralizza gli esami solo a Trento e Rovereto. Protesta “bi-partisan” di Olivieri e Dalledonne: «E’ una vergogna»



TRENTO. Oggi la giunta provinciale prenderà in esame la proposta di delibera per concentrare le mammografie a Trento e a Rovereto. Una decisione che l’assessora Donata Borgonovo Re ha illustrato sabato pomeriggio in un incontro di maggioranza. L’assessora ha spiegato che è necessario rinnovare tutte le apparecchiature per la mammografia e che non è conveniente mantenere queste apparecchiature negli ospedali di valle. Questo sia per il costo, dal momento ognuna delle nuove macchine costa 210 mila euro, che per l’efficienza del servizio. L’assessora ha spiegato che in alcuni casi le macchine che si trovano negli ospedali di valle restano spente anche molto a lungo. Per questo l’assessora ha deciso di concentrare le nuove macchine a Trento e Rovereto. La decisione ha sollevato critiche anche molto accese da parte del fronte che difende gli ospedali di valle.

L’avvocato Luigi Olivieri, esponente del Pd e molto attivo contro la chiusura del punto nascite di Tione, è duro: «Quando ho saputo, sono rimasto allibito. Stanno facendo la politica del carciofo. Tolgono un pezzettino per volta senza dire che vogliono chiudere gli ospedali di valle. Ma decisioni come questa devono rientrare in un piano sanitario. Invece vogliono metterci di fronte al fatto compiuto, ma noi non ci stiamo e chiediamo che tutte queste decisioni vengano rimandate e facciano parte di un piano a medio termine. Vogliamo capire qual è la strategia della giunta per la sanità. Anche la decisione di concentrare le mammografie a Trento e Rovereto mi sembra arbitraria. Se esiste la rete ospedaliera, perché non si concentrano le mammografie anche in un altro ospedale di valle così come si è messa ad Arco la procreazione assistita? Tutto questo andrebbe discusso nell’ambito di un piano complessivo e andrebbe investito anche il Consiglio provinciale, oltre ad attivare un confronto con il territorio. Invece, si preferisce andare avanti con la politica del carciofo togliendo foglia dopo foglia. In questo modo impoveriscono gli ospedali di valle e poi diranno che non ci sono più i numeri per tenerli aperti. Noi chiediamo un disegno organico e una strategia chiara».

Anche il sindaco di Borgo Valsugana, Fabio Dalledonne esponente del centrodestra, ha un diavolo per capello: «Questa è una dichiarazione di guerra. La devono finire di togliere servizi sul territorio. Se non lo capiscono, non solo scendiamo in piazza, ma occupiamo il palazzo della Provincia. Soprattutto il Pd è scandaloso. Addirittura invita la gente a non firmare la petizione in favore degli ospedali di valle. E’ una vergogna. Ma questa volta occupiamo la Provincia. Non se ne può più. Questa gente deve capirlo che non si può spopolare il territorio. Mandano gli aiuti in Africa, ma qui in Valsugana lasciano la gente senza assistenza medica. Anche questa cosa delle mammografie è gravissima. Lasciano un territorio enorme senza la possibilità di fare prevenzione per una malattia grave come il tumore. Veramente stanno esagerando e spero che la gente se ne ricordi al momento di votare».













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