Ventenne stuprata da un cinquantenne
L’ha fatta bere al bar e violentata sull’auto, in un paese della Valsugana. L’uomo è stato posto agli arresti domiciliari
TRENTO. Violentata nell’auto. Da un uomo che avrebbe potuto essere suo padre, incensurato e apparentemente innocuo.
Lei 20 anni, lui 51. Si erano incontrati al bar, ma già si conoscevano. Lui le ha offerto da bere e, bicchiere dopo bicchiere, l’ha ubriacata. Poi l’ha invitata a salire sulla sua macchina, probabilmente con il pretesto di accompagnarla a casa. Ma una volta rimasti soli, l’ha aggredita e stuprata.
Il fatto, accaduto nella notte tra il 18 e il 19 giugno, è stato reso noto soltanto ieri dal Comando provinciale dei carabinieri, che stanno svolgendo le indagini sul caso. L’uomo è agli arresti domiciliari nella sua abitazione, in un piccolo centro della Bassa Valsugana, dove si sarebbe consumata l’aggressione. L’accusa è di violenza sessuale aggravata.
La giovane ha avuto la forza e il coraggio di raccontare quanto le era accaduto. È stata visitata in ospedale e gli esami clinici hanno dimostrato che il rapporto sessuale non è stato consenziente, ma estorto. Un rapporto sessuale completo, in cui il conoscente - amico ha gettato la maschera per trasformarsi in bruto, usando la forza per abusare di una donna che si trovava in una situazione di inferiorità fisica e mentale, avendo lei bevuto troppo e non essendo quindi in grado di reagire.
Come avviene frequentemente in questi casi, c’è una commistione di aspetti che entrano in gioco, rendendo la vittima particolarmente vulnerabile: sentire tradita la fiducia che si era riposta in una persona conosciuta e vederla improvvisamente trasformarsi in mostro può immobilizzare chiunque, a maggior ragione una donna che è sotto l’effetto dell’alcol. Non si può escludere neppure che la giovane abbia inizialmente accettato le avance dell’uomo, ma che quest’ultimo sia andato oltre il “no” opposto dalla ventenne. Un rifiuto che deve essere accettato in qualsiasi momento e mai può essere addotto come giustificazione, anche parziale, di un abuso.
I particolari della vicenda diffusi dai carabinieri sono volutamente pochi e indefiniti: questo - spiegano al Comando - per proteggere il più possibile una vittima che non deve essere ulteriormente ferita da un eventuale riconoscimento da parte di compaesani, conoscenti e colleghi di lavoro. La misura degli arresti domiciliari, adottata dal Tribunale su richiesta della Procura, è stata eseguita dai carabinieri della Compagnia di Trento, coadiuvati dai militari di Borgo Valsugana.(l.m.)