Vecchio carcere di Trento: non c'è reato. Per ora
La procura chiede l'archiviazione: per la violazione è necessaria la demolizione. Così prevede il testo unico dei beni culturali. Intanto il Fai ha presentato ricorso contro la sentenza del Tar
TRENTO. Dopo il Tar che ha sentenziato che il carcere si può abbattere, le ultime speranze di chi ha combattuto contro la cancellazione della casa circondariale austrungarica, erano riposte nella procura. Ma anche su questo versante non c'è stata «soddisfazione». I pm De Benedetto e Liverani, infatti, hanno depositato la richiesta d'archiviazione del fascicolo. La ragione? L'articolo del testo unico dei beni culturali prevede il reato in caso di demolizione e a tutt'oggi demolizione non c'è stata.
La richiesta è ora sul tavolo del gip che dovrà decidere se accettarla o se rimandare tutte le carte in procura chiedendo nuove indagini e approfondimenti. Certo è che la procura ha chiesto anche una perizia sul carcere che da pochi mesi è stato abbandonato dai suoi consueti ospiti, una perizia che, contrariamente a quanto sosteneva la Provincia (basandosi su una valutazione del 1993) l'edificio rappresenta un bene culturale d'interesse e quindi deve essere tutelato. Ma la relazione dell'architetto Gaballo non è stata sufficiente per salvare la struttura dal progetto di abbattimento per la costruzione della nuova cittadella giudiziaria. E quindi si va verso l'archiviazione. La motivazione è racchiuso nell'articolo 169 del decreto legislativo 42 del 2004 che altro non è che il testo unico dei beni culturali. «È punito con l'arresto da sei mesi ad un anno e con l'ammenda da euro 775 a euro 38.734,50: chiunque senza autorizzazione demolisce, rimuove, modifica, restaura ovvero esegue opere di qualunque genere sui beni culturali». Questo il testo che chiarisce che se non è avvenuta la demolizione o se non sono state apportate delle modifiche, non c'è alcun reato e quindi non si può procedere. La domanda che sorge spontanea è: nel momento in cui inizieranno i lavori per la demolizione, cosa si farà? In quel momento ci si troverà davanti ad un reato? Una domanda cui per ora non si può dare risposta ma al momento ci sono ben due perizie che definiscono bene da tutelare il carcere. E se una è quella richiesta nell'autunno scorso dalla procura, l'altra era stata commissionata nel 2003 dalla stessa Provincia. A stenderla era stato l'architetto Luca Beltrami che aveva fatto un sopralluogo nel settembre del 2003 e aveva sottolineato l'interesse del carcere. Interesse che invece la Provincia aveva riconosciuto sempre o solo al complesso del tribunale. E riguardo alla casa circondariale ha sempre fatto valere un altro parere, quello datato 1993 (chiesto in seguito a un piccolo intervento relativo all'abitazione del direttore del carcere) che, invece, non riconosceva alcun interesse. E il parere di quasi 20 anni fa è stato ritenuto vincolante anche dai giudici del Tar che due mesi fa avevanno spiegato, nella sentenza, che il parere vincolantye è quello del 1993 e contro quello non era stato presentato nessun ricorso. Ricorso che invece è stato presentato dal Fai al Consiglio di stato.
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