Unesco, bocciati i nuovi impianti in Marmolada
La Fondazione dice «no» al programma del ghiacciaio e la Provincia ferma tutto Gli investimenti sulla Regina metterebbero a rischio l’intera tutela delle Dolomiti
TRENTO. «Niente nuovi impianti sul versante nord della Marmolada». Ecco la posizione della Fondazione Dolomiti Unesco che è intervenuta - come previsto dalle procedure - nella preparazione del piano di sviluppo del ghiacciaio della Marmolada. Di più: l’ipotesi di realizzare nuovi impianti sul ghiacciaio della Regina (sebbene nell’ambito di un progetto di riqualificazione complessiva) potrebbe pregiudicare l’integrità dell’area tutelata dall’Unesco, con effetti a cascata su tutti gli altri gruppi dolomitici inseriti tra i patrimoni dell’umanità. «Perché – scrive la Fondazione - le Dolomiti sono iscritte come un bene seriale, cioè come un bene unico». Insomma alla verifica Unesco prevista per il 2016 se non rispettiamo i patti siglati nel 2009 rischiamo di finire bocciati e di perdere la faccia.
Così sulla base di questo parere la Provincia autonoma di Trento ha dato comunque il via libera al programma di sviluppo del ghiacciaio della Marmolada, ma con una serie di prescrizioni (di cui il Trentino ha dato notizia sull’edizione di sabato scorso) che di fatto sono una clamorosa retromarcia. Alcuni esempi? Tutte le scelte operate nell’ambito del programma (ovviamente parliamo dei punti critici) saranno soggette a “specifici approfondimenti in fase di progetto” e soprattutto, per quanto riguarda i nuovi impianti (e la razionalizzazione di quelli esistenti) servirà un accordo con il Veneto.
Avete presente quanto durò la battaglia (che periodicamente torna di attualità) fra Trento e Venezia sui confini della Marmolada? Se ne parlava già negli anni Settanta e solo nei primi anni Duemila si è trovato un accordo. Giusto per dare un’idea dei tempi che serviranno per mettersi d’accordo, per di più con la Fondazione Unesco che si mette di traverso.
C’era un motivo se gruppi bellissimi e fondamentali nella rappresentazione delle Dolomiti - come il Sassolungo e il Gruppo del Sella - non vennero inseriti tra i patrimoni dell’umanità nel 2009, visto lo sfruttamento turistico (e sciistico) di quelle aree. Ora per lo sviluppo funiviario della Marmolada i “se” e i “ma” sono così tanti che il nuovo impianto da passo Fedaia a Sass Bianch (passando da pian dei Fiacconi) a cui la Provincia ha dato formalmente il via libera con una delibera proposta dall’assessore provinciale Carlo Daldoss rischia di non diventare mai realtà. Figuriamoci l’ipotesi più ardita che gli operatori del passo Fedaia, il Comune di Canazei e l’intera valle di Fassa avrebbero voluto fino a Punta Rocca, collegato in vetta con le tre funivie che salgono dal Veneto, inaugurate nel 2005 dopo fondamentali lavori di ristrutturazione agli impianti realizzati negli anni Sessanta.
La valle di Fassa (che in realtà non ha mai creduto veramente nello sviluppo della Marmolada) dovrà incassare il colpo, mentre sul versante veneto il presidente delle funivie Mario Vascellari dovrà attendere (chissà quanto) per sostituire una vecchia seggiovia andata a fuoco ma ha buoni motivi per festeggiare: per salire in vetta alla Regina (in funivia) i turisti continueranno a partire da Malga Ciapela (Belluno). Volete sapere in quanti lo fanno? In media i passaggi sono 40 mila d’estate e 300 mila durante la stagione dello sci.
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