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Una notte con i senza casa «I dormitori non bastano»

L’iniziativa dei Volontari in strada in piazza Dante: «Ascoltiamo le loro storie e offriamo soluzioni a medio termine in cambio di lavori socialmente utili»



TRENTO. E se si provasse a vedere piazza Dante in modo diverso dalla comune considerazione di luogo di degrado? Ovvero come un'opportunità per incontrare etnie di tutto il mondo che in quel parco trascorrono la loro vita? La proposta-provocazione è di Claudio Bertolli, presidente dei Volontari in Strada che ieri notte hanno organizzato “La notte dei senza dimora: «Non siamo degli struzzi che non vedono quello che normalmente succede qui come alla Portela o in piazza Santa Maria Maggiore, ma proviamo a trovare una diversa chiave di lettura. Avviciniamoci e proviamo a conoscere queste realtà, ad ascoltare queste storie di vita fatte di disperazione e povertà estrema e proviamo a capire».

Rispetto alle prime edizioni la notte è cresciuta come evento: non più solo i volontari, ma anche gli scout e semplici cittadini anche col cane a dormire per terra e all'aperto. Altri hanno portato cibo contribuendo a fare in modo che la “Notte dei senza dimora” non sia solo un appuntamento per i volontari, ma un patrimonio della cittadinanza. Difficile, ma ci hanno provato anche con la musica (cinque le band che si sono alternate al microfono) e con uno spettacolo teatrale -“Ascoltare i silenzi”- perché questa realtà non è destinata a scomparire, anzi. «Purtroppo siamo di fronte ad una situazione che potrà solo peggiorare - osserva Bertolli - alle presenze storiche si stanno affiancando tutti quei profughi che non hanno avuto il riconoscimento di rifugiati che non si possono rimpatriare e per i quali non è previsto nulla».

E' già pronto il “piano freddo”? «Da parte del Comune non abbiamo ricevuto nessuna comunicazione, ma da indiscrezioni quasi sicuramente saranno messe a disposizione le stesse soluzioni dell'anno scorso, solo che l'utenza è aumentata di molto». Chiederebbe più dormitori? «Servirebbero, ma non sono la soluzione: sono soggiorni di venti giorni e poi c'è la strada, lo “Sportello Unico” che si deve contattare per avere un posto nei dormitori, nei fine settimana e nei giorni festivi è chiuso.

E così la maggior parte dorme all'aperto». Cosa proponete? «Una soluzione che sia almeno a medio termine, concessa in cambio di un lavoro socialmente utile che è l'unico modo per dare una speranza. Poi si potrebbero sfruttare anche le attitudini delle persone. Al mixer da due anni c'è un ragazzo che vive in piazza Dante: fa cose che nessuno di noi riesce a fare e con lui abbiamo potuto portare la musica alla nostra notte». Rachele gestisce la distribuzione dei vestiti, massimo tre per persona: «Sono indumenti usati che abbiamo raccolto, altri ce ne hanno portati oggi. Li diamo a chi li chiede gratuitamente, anche per trasmettere l'idea che per avere qualcosa non si debba sempre contraccambiare.

Gli scout distribuiscono delle cartoline dove si può scrivere quella che è la propria idea di accoglienza e che si trasformeranno in una interessante indicazione per capire cosa ne pensa la gente. Di certo, al contrario di quanto normalmente succede ieri sera tutti sorridevano, non c'era distinzione di lingua o di razza e una bevanda calda riscaldava tutti.

(d.p.)

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