Una botta di mal di pancia fa chiudere la piscina

Singolare incidente nell’impianto di Prabi. Un ragazzino vittima di un attacco di dissenteria non è riuscito a trattenersi. Sgombrata e sanificata la vasca


di Gianluca Marcolini


ARCO. L'enfatizzazione di una notizia è direttamente ed esponenzialmente proporzionale allo scorrere del tempo e al numero delle volte in cui la voce finisce in pasto alla gente.

L'altro giorno una chiacchiera nata al bar o poco distante ha preso forza e coraggio fino a trasformarsi in un autentico allarme per una presunta minaccia all'incolumità dei bagnanti che frequentano la piscina di Prabi. Da un capo all'altro della città, infatti, s'è cominciato a vociferare di un'improvvisa e repentina chiusura dell'impianto natatorio proprio nel bel mezzo di un caldo pomeriggio di fine luglio. E anche di prelievi d'acqua e di campioni spediti in tutta fretta in qualche laboratorio per analisi urgenti. In buona sostanza sembrava fosse scattata una vera e propria emergenza chimica all'interno della vasca olimpionica, con grave pericolo per mamme e bambini che quotidianamente prendono d'assalto la struttura gestita dall'Amsa in cerca di refrigerio.

Ormai fuori controllo l'indiscrezione s'è persino arricchita, cammin facendo, di ulteriori dettagli compresa pure una fantomatica ma severissima ispezione dei carabinieri del Nas, il nucleo antisofisticazioni. Ma nulla, o quasi, di tutto questo è accaduto realmente; come ogni chiacchiera da bar che si rispetti anche stavolta l'esagerazione l'ha fatta da padrona. Ma cosa è successo esattamente nella piscina di Prabi per scatenare un simile allarmismo?

«E' difficile trovare le parole giuste ed appropriate per spiegare l'accadimento - commenta con un filo di imbarazzo il presidente dell'Amsa Stefano Tamburini - mettiamola così: un bimbo, povera creatura, ha avuto un piccolo incidente di percorso proprio mentre stava nuotando e giocando in acqua. Un colpo di freddo dopo tanto caldo, succede. E per un bambino è certamente più difficile trattenersi e correre in bagno». Altro che minaccia chimica: tutta colpa di un colpo incontrollato di dissenteria. Brutto da dirsi e da immaginare ma tutt'altro che pericoloso anche se qualche disagio l'ha creato. La procedura, infatti, prevede l'immediata chiusura della vasca – nel caso in questione è rimasta inagibile per 90 minuti, poi si è scatenato un violento temporale che di fatto ha messo fine alla giornata di tuffi e bagni – al fine di consentire le necessarie operazioni di pulizia e di sanificazione dell'acqua e anche il prelievo di alcuni campioni poi inviati al laboratorio di Verona per le analisi di rito.

La mattina seguente tutti di nuovo in vasca a nuotare e divertirsi come nulla fosse successo. Storie di ordinaria canicola estiva.

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