«Uccisi gli alberi della mia infanzia»

Campitello, Elena Benassi: «In Trentino non ti aspetteresti episodi del genere. Questi tronchi? Diventeranno sculture»


di Andrea Selva


CAMPITELLO. «Erano gli alberi di mio nonno, che tristezza vederli diventare secchi, con il veleno nel tronco, in una terra, il Trentino, dove certo non ti aspetteresti un fatto del genere». Elena Benassi, 39 anni, discendente di una nobile famiglia veneta, manager della sanità che negli ultimi anni ha trascorso lunghi periodi in valle di Fassa (dopo aver vissuto anche a Londra e a Parigi) dopo essersi rivolta ai carabinieri ha deciso di denunciare anche pubblicamente l'attentato subito nel giardino della casa di famiglia, a Campitello.

Una trentina di abeti sono stati avvelenati e 80 piante sono state recise alla base poco dopo essere state piantate, lei ha qualche sospetto?

Guardi, nella documentazione che abbiamo consegnato ai carabinieri c’è una lunga cronistoria: il nostro terreno è stato espropriato, ci hanno contestato i confini, volevano realizzare un'isola ecologica sulla nostra proprietà. E' evidente che quegli alberi – che sono su un’area destinata al verde di rispetto – davano fastidio a qualcuno. Questo non è un semplice dispetto tra vicini (con cui tra l'altro andiamo d'accordo) ma è ovvio che saranno le forze dell'ordine a fare luce su questa vicenda. Di sicuro c’è che le piante sono state avvelenate, con possibili conseguenze anche per il terreno: non lo dico io, lo dice un perito.

Il sindaco Valentini nei giorni scorsi ha condannato l'episodio.

Una manifestazione di solidarietà che mi fa piacere, ma che è arrivata solo dopo la pubblicazione della notizia sul Trentino. Sarebbe stato meglio se fosse arrivata prima, ad esempio in agosto quando abbiamo denunciato l'episodio.

Il Comune sostiene che le piante della siepe recise nei giorni scorsi rappresentavano comunque una violazione del regolamento comunale.

Io mi sono affidata a un vivaista di esperienza secondo cui tutto era a norma. E infatti contestiamo la sanzione decisa dall'amministrazione comunale. In ogni caso se mi avessero detto che era una necessaria un’autorizzazione l'avrei ovviamente chiesta, come ho sempre fatto.

In valle c'è chi dice che si tratta “solo di qualche albero”. Cosa risponde?

Che quelli erano gli alberi di mio nonno, a cui sono legata fin da quando ero bambina e su cui mi sono arrampicata quando ero piccola. Quando ho visto che si seccavano mi è venuto da piangere. Chi ha danneggiato quelle piante è come se avesse fatto del male a me. Il nostro perito sostiene che per alcuni alberi non c'è assolutamente niente da fare, ma ho un'idea per farli rinascere.

E cioè?

Mi piacerebbe mantenere almeno in parte alcuni tronchi (ovviamente con tutte le garanzie di sicurezza) e trasformarli in sculture, insomma dare una nuova vita a questi alberi, magari con l'aiuto di qualche artista della valle.

Ha cambiato idea nei confronti del Trentino?

No, siamo qui da cinquant'anni e siamo innamorati delle Dolomiti. E’ una terra bellissima dove però cose del genere non dovrebbero succedere. A casa nostra sono arrivati ospiti anche dall'estero e sono rimasti allibiti per questa vicenda. Eppure proprio in questo paese, qualche anno fa, qualcuno ha dato fuoco all'auto della vigilessa e in passato anche la mia famiglia aveva ricevuto qualche avvertimento in merito al nostro terreno che evidentemente faceva gola.

Questa vicenda l’ha spaventata?

No, provo solo un grande dispiacere e molta tristezza.

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