Tutti all’assalto di Sociologia: da settembre il numero chiuso
Il preside Dallago: decisione sofferta, ma necessaria: i numeri sono raddoppiati, serve gente motivata Al via anche la fusione tra didattica e ricerca. E in ottobre convegno per celebrare il cinquantenario
TRENTO. Da settembre numero chiuso alla facoltà di sociologia. La decisione «sofferta, ma necessaria», per dirla con le parole del preside Bruno Dallago, arriva dopo il boom nel numero delle iscrizioni. Da una media di poco più di un centinaio di unità si è arrivati nel giro di un paio di anni a circa 280 matricole sia per il corso di laurea in sociologia che in studi internazionali. «I numeri – spiega il preside di facoltà – sono pressochè raddoppiati in brevissimo tempo e se pensiamo che gli spazi all’interno del palazzo storico che ci ospita e il numero dei docenti sono sempre gli stessi, dovevamo trovare una soluzione. Complessivamente, comprendendo anche il corso di laurea in servizi sociali, che era già a numero programmato, siamo arrivati intorno alle 760 immatricolazioni negli ultimi due anni». A spingere il consiglio di facoltà verso il numero chiuso però, non sono state solo le esigenze organizzative. A pesare sulla decisione anche la necessità di mantenere elevata la qualità dell’offerta didattica, renderla più partecipata da parte degli studenti e consentire ai laureati di trovare lavoro. «Siamo realisti – prosegue il vertice della facoltà –: non è possibile che il mercato assorba ogni anno 600 studenti. Tra il primo e il secondo anno poi assistiamo ad un calo delle iscrizioni. Vorremmo che alla facoltà si iscrivessero solo studenti realmente motivati, ecco un’altra ragione che spiega il numero programmato». Così il 7 settembre, gli aspiranti sociologi si troveranno ad affrontare il test di ammissione: duecento i posti alla triennale di sociologia, altrettanti a quella di studi internazionali, oltre ai 65 posti di servizi sociali e ai 35 posti riservati ai lavoratori studenti, che intendano frequentare part-time.
Ma settembre sarà anche il mese dell’unificazione tra facoltà intesa come didattica e dipartimento inteso come ricerca, secondo quanto prescrive la legge Gelmini. «La fusione tra didattica e ricerca – prosegue il direttore di dipartimento Paolo Buzzi – sarà un passaggio fondamentale perché consentirà di rendere ancora più concreta una sinergia tra i due settori, che di fatto già esiste, ma che risulterà così potenziata. L’approccio della didattica sarà ancor più multidisciplinare, mentre le nuove frontiere della ricerca non saranno solo ancorate al territorio, ma si spingeranno a creare rapporti con altri atenei e con altre discipline». Lo sforzo di internazionalizzazione è in realtà già iniziato. «Lo dimostra il fatto – precisa Buzzi – che su 55 docenti, otto sono giovani ricercatori con un curriculum e un bagaglio di esperienza fortemente orientato su studi e su ricerche svolte all’estero. Poi la nostra scuola di dottorato, esempio di una delle prime sperimentazioni di ateneo e in Italia, è frutto di una politica di integrazione tra diverse discipline. E’ una scuola nella quale si confrontano sociologi, economisti ed esperti del territorio».
Prima di chiudere l’anno solare, la facoltà di sociologia ha in programma un altro appuntamento: festeggiare a dovere il cinquantesimo anno dalla fondazione dell’ateneo. «Era il 5 novembre 1962 – conclude il preside Dallago – quando il professor Braga nell’allora istituto superiore di sociologia, tenne la prima lezione. L’ateneo nasce con sociologia, ecco perché per noi questo anniversario è importantissimo e coglieremo l’occasione per rilanciare il ruolo della disciplina nella società e nel territorio, organizzando una serie di eventi, dal convegno dell’associazione italiana di sociologia ad ottobre, al workshop internazionale sul ruolo dell’Università nel processo di innovazione del territorio, alla tavola rotonda con istituzioni, industriali e mondo cooperativo a quella tra la prima generazione di sociologi e quella degli iscritti di oggi, fino al convegno dell’associazione internazionale di sociologia ad aprile del 2013». La facoltà non rimane a guardare, al contrario intende trasformare nuovamente Trento in capitale della sociologia, come a fine anni Sessanta.
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