Trovato senza vita sotto la valanga
Remo Formaini di Bleggio, era uscito per un’escursione di scialpinismo assieme al cane. Sepolto da un metro di neve
TRENTO. Solo qualche giorno fa, nel bar Alla Rosa di Cavrasto, discuteva sulla pericolosità delle valanghe. L’altro ieri, è stato inghiottito da una massa nevosa che si è staccata dal versante della montagna, dov’era andato a fare un’escursione di scialpinismo in solitaria. Remo Formaini, 64 anni, di Cavrasto, frazione di Bleggio Superiore, è stato recuperato nella notte privo di vita dalle squadre del soccorso alpino di Ponte Arche e dalle unità cinofile della Guardia di Finanza di Tione. Era partito con gli sci ai piedi, con l’entusiasmo di sempre alla volta di cima Sera. Una vetta che si presta a escursioni di sci alpinismo. Ma, che, soprattutto, in stagioni come queste, non è il posto ideale per scampagnate sulla neve. Basta osservare il versante, visibile a occhio nudo dalla Busa di Tione, già segnato da altre tre slavine che si sono staccate dalla cima. Un’altra valanga aveva già segnato il canalone dove è stato trovato, sotto un metro e mezzo di neve, il corpo dello sfortunato sciatore. Con lui c’era anche il suo cane. Un bellissimo border collie che lo seguiva come un’ombra. Anche l’animale è stato inghiottito dal fiume di neve ma non è stato ritrovato.
Remo Formaini è stato rintracciato a metà costone, ormai privo di vita, dopo che i cani delle unità cinofile (Ducki e Black) delle Fiamme Gialle di Tione, ne avevano fiutato la presenza. La tragedia si è presumibilmente consumata nelle prime ore pomeridiane. La mancanza dell’uomo è stata avvertita dai familiari verso le otto di sera. Solo, a quell’ora, è stato dato l’allarme. Costantino, il fratello con cui Remo viveva, sapeva delle intenzioni del congiunto di utilizzare il pomeriggio di Carnevale, per l’ennesima escursione in montagna. E, quando ha costatato che non era rientrato ha allertato i soccorsi. Subito si sono messe in moto le squadre del Soccorso alpino del gruppo Adamello Brenta con volontari di Storo, Tione, della Rendena e delle Giudicarie Esteriori che hanno raggiunto passo Durone, da dove si sono portate ai 1.500 metri di malga Stablo, per poi dirigersi sul versante dove si era staccata una valanga. E dove presumevano che potesse essere rimasto intrappolato il disperso. Adriano Alimonta, presidente del Soccorso Alpino, arrivato sul posto con altri volontari, ha richiesto l’intervento delle unità cinofile della Finanza che, con due cani, si sono unite ai soccorritori. Alle 23 le squadre hanno raggiunto quota 1.800 metri, dove si era stabilizzata quell’enorme massa nevosa. Il fronte era di 100 metri per 500. Lo spessore dai tre, ai sette metri. Una massa enorme. Dove i cani, dopo due ore di ricerche, hanno fiutato il corpo di Remo Formaini, esperto e grande conoscitore di montagna. A contribuire nelle ricerche i vigili del fuoco di Bleggio Superiore che, da Passo Durone, hanno fornito supporto logistico alle squadre di soccorso. Determinanti, per rischiarare il versante della montagna, due grossi fari in dotazione ai vigili del fuoco volontari di Storo e Giustino che, verso le 22, sono stati piazzati a Tione, dall’altra parte della valle. Con fasci di luce lunghi più di cinque chilometri, hanno illuminato la valanga permettendo a Soccorso Alpino e unità cinofile di avere un minimo di visibilità sulla zona del recupero. La salma dell’escursionista è stata composta nella cappella mortuaria dell’ospedale di Tione.
Remo Formaini lascia due fratelli e due sorelle. Costantino, con cui viveva, Emilio, Franca e Renata. Grande appassionato di montagna. («Anche troppo», confida Costantino), dopo essere tornato dal Sud Africa, dove ha lavorato per anni per una ditta di grandi linee elettriche, da 15 anni in pratica, conferma addolorata la sorella Franca, viveva di sport. Qualche lavoretto per ingannare il tempo, in attesa della sospirata pensione. Ma la sua vita era arrampicare, macinare chilometri e chilometri con il rampichino. E andare con gli sci in montagna. Quella montagna che l’altro ieri l’ha tradito.
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