Trento: Va' pensiero, ottocento ragazzi in coro

Alunni e studenti medi protagonisti nell'opera «ridotta» di Verdi


Carmine Ragozzino


TRENTO. Luci spente, brusio acceso. Si canta l'opera. Si canta Verdi. Si canta con il vocione e con il fumo - quasi fossimo ad una messa rock - che s'alza dal palco verso la platea. Una platea zeppa di ragazzi: scuole elementari, scuole medie. Al brusio s'aggiungono i colpi di tosse esagerati. Non è il disagio: è un gioco. Ma chi pensa che sia l'inizio di un «casino» dovrà presto ricredersi.
Passa poco. Il «Nabucco» si fa strada, incedendo solenne nella rappresentazione affidata a cantanti giovani usciti da un concorso nazionale. E la curiosità prende il posto dell'adolescenziale - inevitabile e per questo non criticabile - esuberanza di massa. Suona ancora l'orchestra. Continuano i vocioni che s'arrampicano sulle note del Giuseppe nazional - risorgimentale, scelto apposta per i 150 anni d'Italia. Il direttore dei musici gira la bacchetta verso i ragazzi. Non è una minaccia. E' il «là» ad un coro di 800 e più voci bianche che si cimentano, elettrizzate, nel «Va pensiero». Applaudendo poi, o meglio «applaudendosi», con un'intensità da stadio.
Ecco descritto l'atto finale di «Opera domani»: è la lirica «adattata» alle scuole. La formazione lirica propedeutica al buon gusto, alla storia del bel canto. E ad un gusto popolare da ritrovare spolverandolo dalle ragnatele intellettuali. Sì, perchè un tempo la lirica era tutt'altro che proposta elitaria.
Il Centro Santa Chiara e AsLiCo, (associazione lirica e concertistica italiana), propongono questa iniziativa da oltre un decennio, (tredici anni, per la precisione) con un successo che i numeri testimoniano più di ogni parola. Quest'anno - e di anno in anno si va in crescendo - al progetto hanno partecipato 3158 alunni e studenti delle scuole trentine. E sono stati coinvolti 276 insegnanti.
Coinvolgimento che vuol dire «lavoro». Ma allegro. La lirica, l'opera, in questa iniziativa cambia forma senza perdere la sostanza. Offerta alle scuole - ogni anno un titolo - si trasforma in materia da scomporre e ricomporre dentro lezioni che diventano prima di tutto divertenti. E che vogliono rendere i ragazzi protagionisti.
Di qui le «prove» in classe: studiare i testi e i contesti delle opere e dei loro autori, capirli. Ma soprattutto, imparare ad essere «coro» di arie famose, (come il Va Pensiero, appunto). E così diventare - come è accaduto ieri e accadrà oggi - «parte dello spettacolo», «parte dell'opera». E un meccanismo che funziona.
A giudicare dal calore vissuto ieri mattina all'auditorium Santa Chiara, l'opera lirica perde - ridotta in durata - perde le ragnatele e diventa un'occasione di scoperta, di coinvolgimento. E pure di allegria perchè una platea d soldi di cacio è allegra anche quando si sforza di concentrarsi in una sinfonia di «sssst». Nel presentare poco prima delle esibizioni, (di massa), l'att o finale di «Opera domani» per quest'anno, il presidente del Santa Chiara, (Gabrielli) e la vice direttrice (Detassis) hanno considerato con orgoglio e convinzione «Opera domani» come un fiore all'occhiello del Centro. «Sarà un punto fermo nelle nostre attività anche per il futuro», ha detto Gabrielli. Nulla di diverso avrebbero potuto dire perchè quel «Va Pensiero» ad ottocento voci è un contagio irresistibile. Oltretutto quest'anno quel «Va Pensiero» simbolo storico di unità d'Italia e non di secessioni padane verdi di anacronistiche rabbie è stato anche un'occasione - per le scuole - di un raffronto e di una rivalutazione con «l'Inno di Mameli. Che volere di più?

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